Pedalando per Lambrate: torna a Milano il Bicycle Film Festival, con una tre giorni dedicata alla mobilità sostenibile. Tra cinema e arte, con le grandi firme della grafica italiana in mostra all’Ex Bazzi

Un anno fa aveva preso posto alle Officine Creative Ansaldo, in pieno design district. Oggi, fedele alla sua natura nomade, pedala fino a Lambrate: trova casa in Zona Ventura la tappa milanese del Bicycle Film Festival, rassegna che da tredici anni porta in giro per il mondo la cultura delle due ruote. Vissuta nella sua […]

Un anno fa aveva preso posto alle Officine Creative Ansaldo, in pieno design district. Oggi, fedele alla sua natura nomade, pedala fino a Lambrate: trova casa in Zona Ventura la tappa milanese del Bicycle Film Festival, rassegna che da tredici anni porta in giro per il mondo la cultura delle due ruote. Vissuta nella sua accezione più ampia, appena tangente rispetto al contesto sportivo e agonistico; concepita come filosofia di vita, cartolina per interpretare la quotidianità alla luce di una sostenibilità difficile e impegnativa. Ma decisamente possibile.
Dimmi come ti muovi, insomma, e ti dirò chi sei: sono una quarantina le storie di passione, sudore e un po’ di sana follia che da venerdì 13 a domenica 15 dicembre vengono proiettate tra lo Street Studio di via Sbodio e lo Spazio Ventura 15; passando dai docu-film alla pura fiction, dal corto al mediometraggio. Paolo Casali presenta nel suo El Diablo il leggendario Didi Senft, istrionico fan che segue la Grand Boucle con il suo inseparabile diabolico costume, feticcio portafortuna per i campioni che ambiscono alla maglia gialla; mentre Jordan Utley racconta in End o fan era la parabola di Matt Beringer, star della BMX: è una variopinta carrellata di eroi contemporanei quella che accompagna il festival, catalogo di inguaribili sognatori – a volte un po’ donchisciotteschi – che trasformano la bicicletta in sinonimo di libertà. E liberamente ispirata al tema è la mostra che porta negli spazi che furono delle Arti Grafiche Bazzi venticinque grafici under 40, chiamati a elaborare ognuno con il proprio linguaggio espressivo tavole e immagini legate al mondo del pedale: passando dalle suggestioni sixties di Sarah Mazzetti a quelle retrò di Riccardo Guasco, fino alle deviazioni fumettistiche di Riccardo Malatesta. Dalla contemplazione si passa poi all’azione: per tutto il fine settimana si susseguono scorrazzate in bmx nel Rycicle Park allestito ad hoc e laboratori di ciclomeccanica; trial di ciclocross e partite di bike-polo, disciplina underground in piena esplosione.
Non una fusione a freddo, ma il tentativo di identificare – e mettere in valore – l’anima di un intero quartiere. Non quello della gallerie d’arte, corpi ancora parzialmente estranei al tessuto dell’area; ma quello di una memoria operosa e operaia: il festival va a braccetto con Ride in Lambrate, primo passo di quella dichiarazione di esistenza che a breve vivrà in forma virtuale sul sito www.lambrate365.net, e in via concreta attraverso eventi e azioni. Nasce un contest per video maker, chiamati ovviamente a girare per il quartiere;; nasce una mappa che accende la luce su luoghi simbolo, ignoti o semplicemente dimenticati. Dagli ex-siti industriali della Faema e della Innocenti (dice niente il marchio Lambretta?) fino ai piccoli laboratori artigianali che sono fucine di eccellenze, con la NOAH di via Rombon a sfornare chitarre per Bruce Springsteen; passando per gli scorci usati come set da Vittorio De Sica e Luchino Visconti per Miracolo a Milano e Rocco e i suoi fratelli.

– Francesco Sala


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Francesco Sala

Francesco Sala

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