Un pachistano per la Deutsche Bank. Qureshi in mostra al Macro

Macro, Roma - fino al 17 novembre 2013. Fra miniatura e dripping, tradizione e contemporaneità, la prima personale in un’istituzione pubblica italiana di Imran Qureshi, l’artista pachistano vincitore del Premio Deutsche Bank's 2013.

Non può non catturare lo sguardo, la forza evocativa e dirompente del colore rosso. Che invade a spruzzi di acrilico i grandi ovali gocciolando sulla tela; macchia le miniature contornate da foglia d’oro; tinge i poster accartocciati nell’installazione; sboccia in un prezioso e inquietante fiore sul pavimento della Sala Bianca. “È una particolare tonalità di rosso scarlatto che sembra sangue”, spiega Imran Qureshi (Hyderabad, 1972; vive a Lahore), rivelando di aver iniziato a “imbrattare” così la superficie pittorica nel 2010, dopo avere visto le immagini dell’attentato terroristico in un mercato di Lahore.
Vincitore del Premio Deutsche Bank 2013, l’artista pachistano in mostra al Macro (dopo la Kunsthalle di Berlino) testimonia attraverso le sue opere una realtà lacerata dalla violenza. Che appartiene alla storia della sua terra d’origine, ma anche a tante altre culture. Di fatto, la sua prassi narrativa e teatrale nel rappresentare le emozioni – utilizzando tecniche e stili diversi – diviene materia universalmente condivisibile. Nelle 35 opere in esposizione trapela, sia dal segno grafico di ordigni nelle miniature – che denuncia la corsa agli armamenti pachistana – sia nel dripping vermiglio di sangue e nelle fioriture viscerali di vernice.

Imran Qureshi, Together, 2013

Imran Qureshi, Together, 2013

Alla ricerca di un linguaggio capace di fondere la tradizione secolare del suo Paese con le suggestioni dell’espressione contemporanea, Qureshi abbina regola formale a impulso creativo. Esplorando, in simultanea, il piccolo e il grande formato, sconfina dalla miniatura moghul, (maturata tra il XVI e il XVII nel secolo nel subcontinente) oggetto del suo corso di laurea, alla pittura, più libera e vicina alla sua indole. “Mi piace il contrasto fra l’astrattismo, la disciplina rigorosa della mia pratica artistica e i risultati che ne conseguono”, afferma.
Questa doppia anima dell’artista è valorizzata dall’allestimento: più classico per le miniature, predilige la luce naturale per i grandi ovali. I due interventi site specific, pensati nel segno della contemporaneità, arricchiscono la mostra di ulteriori spunti, cercando un maggiore dialogo con il pubblico. In And they sill seek the traces of blood s’innesca una riflessione sul potere politico e istituzionale che indaga stragi e attentati, mentre “la gente comune, vere vittime di questi eventi sanguinosi, non conosce mai la verità”. Come per un dripping alla Pollock in I want you to be with me l’artista versa d’impeto il color sangue sul pavimento, per poi ricavarne, con grazia e rigore da miniaturista orientale, disegni di petali e corolle. “Queste forme derivano dagli effetti della violenza”, conclude Qureshi, “ma, allo stesso tempo, nel fiore è il simbolo del dialogo con la vita e con la rinnovata speranza”.

Lori Adragna

Roma // fino al 17 novembre 2013
Imran Qureshi
a cura di Friedhelm Hütte e Bartolomeo Pietromarchi
MACRO
Via Nizza 138
06 671070400
[email protected]
http://www.museomacro.org/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Lori Adragna

Lori Adragna

Lori Adragna nata a Palermo, vive e lavora a Roma. Storico dell’arte con perfezionamento in simbologia (Arte e simboli nella psicologia junghiana). Critico e curatore indipendente, dal 1996 organizza mostre ed eventi culturali per spazi privati e pubblici tra cui:…

Scopri di più