Totti è il Picasso del pallone? Allora lo mettiamo al museo. A febbraio alla Pelanda la grande mostra dedicata all’AS Roma: nessuno scandalo, ma qual è la strategia?

La prima reazione, d’istinto, può anche essere di stupore: come, un museo, che nell’immaginario diffuso è luogo riservato al sapere, invaso dal mondo del calcio? Ma poi si riflette che l’immagine del “museo” olografica e un po’ ottocentesca oggi è lontanissima: e il Guggenheim di New York spessissimo stizzisce i visitatori privandoli dell’”arte” per propinargli […]

La prima reazione, d’istinto, può anche essere di stupore: come, un museo, che nell’immaginario diffuso è luogo riservato al sapere, invaso dal mondo del calcio? Ma poi si riflette che l’immagine del “museo” olografica e un po’ ottocentesca oggi è lontanissima: e il Guggenheim di New York spessissimo stizzisce i visitatori privandoli dell’”arte” per propinargli – facciamo i casi più eclatanti della storia recente – mostre di motociclette, o di abiti commerciali. Perchè questo preambolo? Perchè a Roma adesso la fattispecie si ripropone – siamo pur in Italia! – con una squadra di calcio: con l’AS Roma, alla cui storia sarà dedicata – l’annuncio oggi in una conferenza stanmpa tenutasi proprio a Trigoria, sede della squadra – una grande mostra al via a febbraio negli spazi di Factory Pelanda, presso lʼex Mattatoio di Testaccio.
Ma in questo caso gli interrogativi sono di tenore diverso: il Guggenheim lascia sì spazio periodicamente a progetti “extrasettoriali” – sempre, e non è cosa da poco, assai remunerativi -, ma poi “ripaga” il pubblico con mostre memorabili, di altissimo rigore scientifico e critico. A Roma pare invece che questo aspetto sia attualmente assai più trascurato: le vicende della direzione del Macro sono solo l’ultimo segnale di una realtà museale da artistico-culturale alquanto allo sbando, priva di una strategia moderna – anzi, priva proprio di qualsiasi strategia – e priva di prospettive tangibili, escluse dalla fuggevolezza dell’assessore Barca in primis.
Ed ecco allora che la mostra della Squadra assume contorni un po’ diversi, quasi beffardi: sostenuta dallʼAssessorato alle politiche giovanili di Roma Capitale, sarà – assicurano i promotori – “non una semplice mostra dedicata a una squadra, ma un evento che avrà un altissimo livello culturale e artistico: per la prima volta verranno infatti applicati al calcio i canoni dellʼarte”. Sui contenuti ci sarà modo di tornare, da qui a febbraio: in Roma Ti Amo – La Mostra – questo il titolo – si potranno ad esempio trovare i volti romanisti, celebri e non, catturati nei mesi precedenti in appositi set fotografici che verranno allestiti allo stadio. E poi molte installazioni sensazionali, che coniugheranno grandi scenografie con la storia del club. “Basti pensare al calcio balilla di 20 metri che i visitatori si troveranno a vivere, con “omìni” alti oltre 2 metri anziché pochi centimetri”. Okkay, certo è che se il tutto si fosse fatto in era Alemanno metà dell’intellighenzia nazionale avrebbe gridato al sacrilegio. E invece sembra passare tutto liscio…

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Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

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