Dopo Roma, Milano. Ripartono dal Pecci i Martedì Critici, con un ospite dal curriculum monumentale. Cinquant’anni di carriera per Mauro Staccioli

Chiuso l’ultimo ciclo annuale dei Martedì Critici a Roma, riparte a ruota la terza stagione milanese, confermata al Museo Pecci, con la cura del decano ed ideatore, Alberto Dambruoso, affiancato qui da Stefano Pezzato. Una partenza in grande stile, con un artista che ha fatto al storia della scultura italiana degli ultimi cinquant’anni. Mauro Staccioli, nato a Volterra nel 1937, dopo […]

Chiuso l’ultimo ciclo annuale dei Martedì Critici a Roma, riparte a ruota la terza stagione milanese, confermata al Museo Pecci, con la cura del decano ed ideatore, Alberto Dambruoso, affiancato qui da Stefano Pezzato. Una partenza in grande stile, con un artista che ha fatto al storia della scultura italiana degli ultimi cinquant’anni. Mauro Staccioli, nato a Volterra nel 1937, dopo un primo periodo di soggiorno in Sardegna, dove fondò il Gruppo di Iniziativa, decise di spostarsi a Milano. Era il 1963 e al lavoro di insegnante affiancava quello di pittore, incisore, scultore: un percorso di sperimentazione che presto trovò il suo naturale sbocco nella definizione di una poetica scultorea, improntata all’idea di monumentalità e insieme di relazione inscindibile coi luoghi.
Le opere di Staccioli, inconfondibili, giocano con la potenza concreta, eppure quasi metafisica, di forme arrivate da lontano: c’è un sentire ancestrale che emana, come da un Iperuranio; c’è una costellazione geometrica fatta di cerchi, archi, triangoli, che sono modelli astratti ma anche archetipi di una cultura contadina legata al paesaggio e a certi codici perduti.
Ed è proprio col paesaggio, quello urbano e quello naturale, che la scultura di Staccioli si mette in comunicazione, insediandosi tra spazi condivisi. Cemento, ferro, mattoni, marmo, sono i materiali semplici utilizzati all’aperto, con cui dare consistenza alle sue architetture: oggetti silenziosi come detonatori di energie, intercettate tra l’entropia della natura e la linearità di forme originarie, tra lo spazio sociale e quello estetico.
Memorabile l’intervento alla Biennale di Venezia del 1978, in cui l’artista realizzò un muro di cemento alto otto metri, che ostacolava l’accesso al Padiglione Italia, risentendo di un clima politico particolarmente acceso, attraversato da violente tensioni. Poi, nei decenni successivi, il lavoro si concentrò maggiormente sulle condizioni di equilibrio e di sospensione delle strutture plastiche, sulla loro capacità di sfidare la gravità e di abitare i luoghi in maniera non conforme, dinamica, fuori dal tempo e dallo spazio consueti.

– Helga Marsala

I Martedì Critici – Mauro Staccioli
a cura di Alberto Dambruoso e Stefano Pezzato
con la collaborazione di Sara De Chiara
12 novembre 2013, h. 19.30 – aperitivo + talk
Museo Pecci – Ripa di Porta Ticinese 113, Milano
Ingresso: libero
www.imartedicritici.com
www.centropecci.it

 

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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