Vita digitale e paesaggio liquido

Macro Testaccio, Roma - fino al 1° dicembre. Non pubblichiamo mai, su Artribune, recensioni di mostre già chiuse. Perché i lettori devono poter verificare cosa scriviamo, o magari essere stimolati alla visita proprio dagli articoli. Ma in questo caso, nostro malgrado, è così: perché una vicenda inqualificabile ha portato alla chiusura anticipata (e ci auguriamo temporanea) di DigitaLife. Trovate la cronaca nelle tribnews. Qui il (mesto) racconto di una bella rassegna.

L’espressione Liquid Landscapes indica due cose insieme: la dimensione sempre più inafferrabile degli spazi urbani contemporanei e la difficoltà estrema della loro rappresentazione visiva. Un elemento ricorrente della rassegna DigitaLife è la mutazione strutturale e visiva, sociale e percettiva.
Efficaci i lavori di diversi autori italiani: in Sole protetto, i Quiet Ensemble utilizzano api, polline e sensori-amplificatori per un originale scambio di lavoro. Non è produzione di energia, come nelle ricerche di arte biologica, ma un’attività di rapporto dove le api producono suono e luce attivando le lampadine. Carlo Bernardini – in Vuoto sospeso – propone i suoi filamenti di luci a fibre ottiche che “ridefiniscono” uno spazio virtuale all’interno dello stesso spazio architettonico. Donato Piccolo prende alla lettera il concetto scientifico (Butterfly Effect) con una farfalla artificiale che, muovendo le ali, crea azioni e contro azioni nella struttura tubolare (degna delle misteriose macchine della fantascienza Anni Cinquanta), con produzione di suoni che fuoriescono da un imbuto/altoparlante. Usa il video Daniele Puppi (unica opera allestita al Maxxi) continuando la sua linea di “energia/cinema/cinetica”, con un’immagine di nudo associabile al cinema porno, ma trattata fino a diventare un mandala che gira vorticoso fino all’astrazione di un caleidoscopio.

Zenchen Liu - under_construction

Zenchen Liu – under_construction

I video iper-digitali del Centro Le Fresnoys verificano l’immagine prodotta secondo gli ultimi mezzi tecnologici. Robin Rimbaud presenta forse il lavoro più interessante. L’uso dello still image e del frozen frame è sfruttato per cogliere l’istante di una serie di persone frammentate come specchi rotti e in caduta sul background di un grattacielo. L’attimo fuggente del comparire e del disparire è il “punctum” barthesiano del suo lavoro. In questa raggelata Liquid City in quale punto della “caduta” si è più coscienti, e a che punto si ricorda e si è? Carlos Franklin e Roque Rivas in Mutations Of Matters lavorano sull’immagine della città, dalla lettura di Rem Koolhaas di Delirious Manhattan. I software d’immagine frammentano, ghiacciano, moltiplicano, distorcono, enumerano, catalogano e infine distruggono l’immagine della città come in un film post-atomico con brillante risultato visivo. Più forti ancora le immagini di Zenchen Liu della reale distruzione del centro di Shanghai per fare spazio ai nuovi Delirious Skyscrapers che sommergono la città. Chi pagherà in qualità di vita questo massacro?

Lorenzo Taiuti

Roma // fino al 1° dicembre novembre 2013 (mostra sospesa)
DigitaLife 2013 – Liquid Landscapes
MACRO FUTURE
Piazza Giustiniani 4
06 671070400
www.museomacro.org

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Lorenzo Taiuti

Lorenzo Taiuti

Lorenzo Taiuti ha insegnato corsi su Mass media e Arte e Media presso Academie e Università (Accademia di Belle Arti di Torino e Milano, e Facoltà di Architettura Roma). È esperto delle problematiche estetiche dei nuovi media. È autore di…

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