Paris Updates: la Fiac dalla viva voce dei galleristi. Vendite, clienti, confronti con Frieze. Parlano Giò Marconi, Invernizzi, Artiaco, Monitor e Cortese

Finita domenica una edizione di gran livello della fiera Fiac a Parigi. Grandi gallerie, grandi opere, uno spazio espositivo – fidatevi di noi che di fiere ne giriamo più di qualcuna in giro per il mondo – che non ha eguali a livello planetario. Una fiera che ha palesato anche una superiorità continentale rispetto alla […]

Finita domenica una edizione di gran livello della fiera Fiac a Parigi. Grandi gallerie, grandi opere, uno spazio espositivo – fidatevi di noi che di fiere ne giriamo più di qualcuna in giro per il mondo – che non ha eguali a livello planetario. Una fiera che ha palesato anche una superiorità continentale rispetto alla londinese Fireze, che si svolge pochi giorni prima e che anche quest’anno, come l’anno scorso, è apparsa un po’ soccombente sotto ogni punto di vista. La sensazione è che le gallerie grandi, medie e piccole si siano (almeno quelle che hanno preso parte ad entrambe le kermesse) “impegnate” molto di più a Parigi che a Londra. E le tante gallerie italiane presenti? Ecco il parere di quattro tra di loro.

GALLERIA GIO’ MARCONI
Per me è stata la prima edizione durante la quale ho deciso di condividere lo stand con un’altra galleria. Nella fattispecie con la Galleria Balice Hertling di Parigi. È stata una fiera molto positiva commercialmente. Per noi c’è stata una nuova clientela canadese, belga e francese principalmente.  E poi devo dire di aver incontrato diversi collezionisti italiani. In numero maggiore rispetto a Frieze London di quest’anno…

A ARTESTUDIO INVERNIZZI
Come sempre la Fiac si è confermata un eccellente momento di incontro e lavoro confermando la presenza di innumerevoli collezionisti sia europei che americani i quali, in modo devo dire entusiasta, hanno apprezzato gli artisti italiani che abbiamo esposto. Abbiamo proposto uno stand con realtà appartenenti a diverse generazioni quali Gianni Colombo e Nelio Sonego, Mario Nigro, Francesco Candeloro e Riccardo De Marchi le cui opere sono state presentate in dialogo con opere di artisti quali François Morellet, Michel Verjux e Niele Toroni.

GALLERIA ALFONSO ARTIACO
La fiera ci ha lasciato soddisfatti in termine di vendite: insomma, è andata meglio della edizione passata. La clientela si può dividere equamente tra nuova e fidelizzata, ma nessun italiano tra i nostri acquirenti: tutta clientela internazionale. Molto afflusso di pubblico generico (sinceramente fin troppo). Noi non partecipiamo a Frieze London, fiera che precede Fiac, ma abbiamo raccolto commenti che hanno descritto la fiera parigina come molto migliore in termini di qualità di lavori presentati.

GALLERIA MONITOR
Questa edizione di FIAC ha avuto un andamento decisamente positivo per la galleria Monitor. Esporre nella sezione del Salon D’Honneur dividendo lo stand con la galleria Kadel Willborn di Dussendorf ed inserendo la performance di Francesco Arena che si svolgeva quotidianamente ha creato una interessante serie di sinergie. Pubblico ottimo. Non solo per quanto riguarda i collezionisti, ma anche per le presenze curatoriali. Monitor esponeva Francesco Arena e Claudio Verna, due artisti italiani. Entrambi buoni risultati nelle vendite, avvenute con clientela internazionale, mentre con collezionisti italiani abbiamo concluso affari su altre opere. Un dato interessante per Claudio Verna: si è riscontrata molta attenzione per il suo periodo più recente, anni Novanta e Duemila il che ci fa ben sperare in ulteriori sviluppi nella presentazione del suo lavoro.

GALLERIA RAFFAELLA CORTESE
Anche quest’anno Fiac ci è parsa una fiera di buona qualità, che non segue le mode e in costante cresciuta negli ultimi anni. Sempre strepitosa la sede, con il grande beneficio di utilizzare la luce naturale. Il pubblico è stato variegato, ricco ovviamente di collezionisti francesi e di numerosi belgi, forse un po’ meno presenti gli americani, pochi ancora i collezionisti mediorientali. Per quanto riguarda l’andamento delle vendite, è stato lento ma costante, con valori d’acquisto entro la soglia dei 20-30mila euro. Un ostacolo si conferma l’IVA, che con il 22% ha scoraggiato, se non addirittura allontanato, alcuni collezionisti stranieri privati, abituati a ben altre aliquote.

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