Bodoni. Una star di caratteri

“Io non voglio che cose magnifiche e non lavoro per la volgarità dei lettori”. Disegnatore di caratteri - questo significa il termine “tipografo” - Giambattista Bodoni ha rivoluzionato la produzione del libro, connotandola con caratteristiche di eleganza, perfezione e magnificenza, che ancora oggi sono modelli indiscussi. In mostra a Parma, fino al 12 gennaio.

Bodoni è un font, bodoniano è uno stile, che dalle prime edizioni settecentesche passa attraverso tutta la comunicazione – più o meno retorica – con cui si è trasmesso il senso di “italianità”, e arriva all’era digitale, con Steve Jobs che, nella sua ricerca estetica per la grafica in pixel, ha preso ad esempio proprio le opere di Giambattista Bodoni (Saluzzo, 1740 – Parma, 1813).
A questi, in occasione del bicentenario della morte, Parma – dove si trasferì per impiantare la sede delle sue stamperie, dove mise in pratica innovazioni tecniche e condusse un marketing del libro di grande successo – dedica una mostra affascinante, che permette di ripercorrere da un lato l’aspetto della mitica produzione della Stamperia Reale e dall’altro di immergersi nel contesto della vita settecentesca, fatta di relazioni strette ed estremamente proficue tra Bodoni e tutte le corti italiane ed europee, di scambi di cultura e di un fiorire di una vera e propria moda che ha reso il tipografo una star dei salotti di tutte le élite dell’epoca.

Collezionate come cose preziose da mostrare e sfogliare da parte dei Borboni e dell’entourage e poi dei potenti di tutta Europa, le edizioni bodoniane si aprono ora sui frontespizi, sulle illustrazioni, si fanno scoprire lungo la Galleria Petitot della Biblioteca Palatina con la loro stampa su carte raffinate o su pergamena o addirittura su seta. Ma prima dei libri ci sono gli strumenti. I punzoni su tutti: capolavori di perfezione conservati intatti nelle loro cassettine, dove si dispongono ordinati e lucenti; poi le matrici, le forme, gli oggetti che permettono di comporre una pagina a caratteri mobili da stampare con grossi torchi e con tanta fatica.
Ecco allora l’emergere con forza una passione, quella del design dei caratteri che Bodoni divulgava attraverso i Manuali tipografici, e che pure vendeva, perché il tipografo cercava celebrità, fama e ricchezza; ecco le prove di stampa e le correzioni autografe, i volumi più belli che, nelle sottogradinate del Teatro Farnese e nelle sale neoclassiche della Galleria Nazionale, si accostano ai ritratti dello stampatore stesso e dei suoi committenti – da non perdere le due grandi tele di Goya raffiguranti Carlo IV di Spagna e Maria Luisa di Parma provenienti da Capodimonte – di coloro che con pressioni estenuanti quanto inutili gli chiedevano il trasferimento a Roma, a Napoli, a Milano per dare vita a nuove tipografie. Napoleone in visita a Parma chiese di conoscerlo, ma il “principe dei tipografi” non si sentiva bene, e l’incontro non avvenne.

Andrea Appiani, Ritratto di Bodoni, 1799. Parma, Galleria Nazionale

Andrea Appiani, Ritratto di Bodoni, 1799. Parma, Galleria Nazionale

Immensa fama, ma pochi decenni dopo la sua morte la produzione del libro cambiò radicalmente e così sfumò l’attenzione su Bodoni. Ma non quella di tutti: l’allora direttore della Biblioteca Palatina, Angelo Pezzana, con testardaggine riuscì a far acquistare per sole 50.000 lire tutto l’archivio, e gli strumenti, oltre alla collezione libraria: scelta illuminata e che ora costituisce il nucleo del Museo Bodoniano di Parma, rarissimo esempio di conservazione coerente e completa di materiali originali di una stamperia di ancien régime.

Marta Santacatterina

Parma // fino al 12 gennaio 2014
Bodoni (1740-1813). Principe dei tipografi nell’Europa dei Lumi e di Napoleone
a cura di Andrea de Pasquale
BIBLIOTECA PALATINA
TEATRO FARNESE
GALLERIA NAZIONALE
Strada della Pilotta
0521 220449
http://www.mostrabodoni.it

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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