Elmgreen & Dragset e Richard Phillips illegali, nel deserto del Texas. Accanto al finto shop di Prada arriva anche il coniglietto di Playboy. Ma mancano i permessi. Le autorità: pubblicità non autorizzata. Ma non era arte contemporanea?

È una delle installazioni più riuscite e suggestive del duo danese Elmgreen & Dragset. Realizzata nel 2005 in collaborazione con gli architetti americani Ronald Rael e Virginia San Fratello, l’ormai iconica  Prada Marfa  altro non è che un fashion shop sbucato nel cuore di una super strada assolata, in Texas, vicino la cittadina di Marfa, a circa […]

È una delle installazioni più riuscite e suggestive del duo danese Elmgreen & Dragset. Realizzata nel 2005 in collaborazione con gli architetti americani Ronald Rael e Virginia San Fratello, l’ormai iconica  Prada Marfa  altro non è che un fashion shop sbucato nel cuore di una super strada assolata, in Texas, vicino la cittadina di Marfa, a circa due chilometri da Valentine. Nel silenzio di un paesaggio brullo e solitario emerge questo finto negozio Prada, fatto di mattoni, intonaci, vernici, alluminio, moquette, con due grandi vetrine sul prospetto che espongono scarpe, borse e accessori della collezione autunno/inverno 2005 (poi sostituiti dopo diversi atti di vandalismo, con tanto di montaggio di vetri antiproiettile). Costo dell’opera 80mila dollari, per un destino stabilito di lento degrado: abbandonata a sé stessa, senza alcuna manutenzione, la boutique sarebbe dovuta sopravvivere in simbiosi col paesaggio, offerta alla polvere, al tempo che passa, agli agenti atmosferici. Il contrasto tra il vuoto assoluto del contesto e la bellezza patinata dell’architettura, simbolo del lusso e del consumismo, hanno fatto la forza de progetto: un oggetto autistico, prigioniero della propria inutilità.

 Richard Phillips, Playboy Marfa, 2013

Richard Phillips, Playboy Marfa, 2013

Tutto rimasto immobile, senza cambiamenti di sorta, almeno fino all’estate scorsa. Quando un altro artista, Richard Phillips, decide di piazzare a poca distanza un neon alto 12 metri a forma del famoso coniglietto di Playboy, con a fianco una piattaforma di cemento che regge una versione stilizzata di una vecchia automobile americana (una Dodge Charger del 1972). A quel punto il Dipartimento dei Trasporti del Texas s’è svegliato. E s’è ricordato che per esporre una pubblicità lungo una strada americana servono dei permessi speciali. Ma non si trattava di arte? Saranno pure due installazioni, ma il coniglietto e il logo Prada restano dei marchi commerciali. E per le autorità è sostanzialmente rèclame. Dunque, le opere di Elmgreen & Dragset, prive di licenze, sono fuori legge. E se il neon dovrà essere rimosso entro un paio di mesi, sul negozio si sta ancora decidendo come procedere.
Gli artisti? Finora tacciono. Mentre Dipartimento e avvocati si affannano per conciliare tutela artistica (con relativo flusso turistico) e legalità. Cosa ostacoli la concessione dei permessi non è chiaro. Questione di soldi? Di aree paesaggistiche non idonee? Una cosa è certa: distruggere Prada Marfa sarebbe un’azione del tutto impopolare. Non proprio la tipologia di degrado spontaneo che Elmgreen & Dragset avevano immaginato otto anni fa. Ma tra vandali e Istituzioni, il destino pare proprio non assecondare la romantica fine progettata per lo scintillante, malinconico negozio fantasma.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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