Alex Israel e Dadamaino. Due mostre per Le Consortium di Dijon

Dalla Los Angeles di oggi all'Itaia di oltre cinquant'anni fa. Due mostre molto diverse per lo storico spazio Le Consortium. La giovane star Alex Israel, coccolata dalle gallerie trendy, e la grande Dadamaino, che ci porta fino al cuore delle avanguardie europee del secondo Novecento

Nato nel 1977 e già nell’82 premiato con il riconoscimento di Centre d’Art. Una lunga storia, fatta di esposizioni internazionali e attività di promozione artistica, ma anche di formazione, di ricerca nel campo delle Arti Performative e di archiviazione, grazie alla collezione di opere, progetti, monografie e memorie legati alle mostre ospitate. Il centre d’art contemporain Le Consortium di Dijon, gestito dall’associazione Le Coin du Miroir, ha inaugurato la sua nuova sede in rue de Longvic il 15 settembre 2011. All’attivo una sfilza di mostre prodotte, tutte focalizzate sul contemporaneo e tutte votata alla ricerca, con artisti di calibro internazionale. Ultima settimana, questa in corso, per scoprire le esposizioni attuali, allestite fino al 29 settembre.

ALEX ISRAEL

La personale di Alex Israel è una sorta di ritratto della sua Los Angeles, vista con gli occhi di un giovane artista: senza nostalgie, né atteggiamenti critici o sociologici, e senza nemmeno scivolare nella classica dichiarazione d’amore per un luogo geografico o per un tempo intimo, il lavoro è forse un “processo di celebrazione gioiosa, di ammirazione manifesta, di fanatismo dichiarato” (Eric Troncy), oltre ogni retorica o ridondanza, ma anche oltre il cinismo e il disincanto. Così, una galleria di oggetti del quotidiano, qualcuno simbolico, molti assolutamente concreti, come i più comuni dei ready made, sono assemblati in una installazione/narrazione aperta a più letture; poi c’è il tromp-l’oeil di un paesaggio naif dentro una stanza, al di là di una finestra, scambiando il dentro con il fuori e immaginando di passarci attraverso, al volante di un’automobile con una allegra soundtrack di sottofondo; e ancora i grandi autoritratti a parete, come sculture pop e ipercromatiche, tutte uguali, quasi dei loghi impersonali; e infine la ricostruzione della scenografia di As It LAys, uno show in cui l’artista ha ospitato personaggi dello showbiz, intervistandoli su argomenti futili e generando vuoti (e in qualche modo tragici) videoritratti di warholiana memoria.

DADAMAINO
curatore associato Natacha Carron

Prima mostra monografica francese dedicata all’affascinante figura di Dadamaino, al secolo Edoarda Emilia Maino, protagonista dell’avventura delle avanguardie italiane ed europee negli anni Cinquanta. Con la sua ricerca concettuale, in cui si incontravano tensione geometrica, senso del vuoto, ripetizione ipnotica, nuove esperienze percettive e inediti codici visivi (l’alfabeto della mente), Dadamaino fu vicina a figure del calibro di Getulio Alviani, Bruno Munari ed Enzo Mari, con cui fondò il movimento Nuove Tendenze, ma anche a Luciano Fabro, Hidetoshi Nagasawa e poi Piero Manzoni, Gianni Colombo, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, ovvero lo storico gruppo milanese del Bar Jamaica, che in Lucio Fontana vedeva uno dei maggiori maestri.
Artista, femminista e attivista politica, militante durante i movimenti del ’68 e vicina al Partito Comunista, fu un’intellettuale pasionaria e dallo sguardo internazionale, in contatto non solo con le esperienze italiane dello Spazialismo, di Azimuth, dei gruppi N e T, ma anche col gruppo Zero in Germania, con Equipo 57 in Spagna, con il Groupe de Recherche d’Art Visuel (G.R.A.V.) in Francia.
Il progetto ospitato a Dijon fa il punto sul suo prezioso lavoro, contribuendo a un’opera di adeguata rivalutazione critica, grazie anche alle collaborazioni con Volker Feierabend, grande imprenditore e collezionista tedesco – che ha messo a disposizione molti pezzi dalla sua straordinaria collezione d’arte italiana del XX secolo -, con l’Archivio Dadamaino di Milano, con gli eredi Stefano e Nicoletta Cortina Saporiti, con la Galleria Studio Invernizzi e infine con amici e collezionisti di tutto il mondo.

Dadamaino

Dadamaino

Ho sempre odiato la materia e ho sempre cercato l’immateriale. È come se tu facessi una rivoluzione, non una rivoluzione sanguinaria o una guerriglia, ma anche quella se vuoi”. Era così, Edoarda: battagliera, appassionata e insieme proiettata verso l’astrazione lirica e concettuale che, intorno alle metà del secolo scorso, cambiò il corso della storia dell’arte e dell’estetica contemporanee. Personalità complessa e non facilmente assimilabile a un profilo lineare, Dadamaino inseguì le suggestioni del vuoto cosmologico e i segreti di certe alchimie segrete, tra spirito e intelletto, come Manzoni o come Klein; ma non dimenticò la polvere, il conflitto, il rumore e l’energia scomposta della vita, nelle sue declinazioni politiche, sociali, esistenziali. Inseguendo “l’idea pura”, il rigore delle scienze ottiche, la cartezza della geometria e la purezza della luce, l’origine del segno, l’infinito movimento delle cose e insieme la forza dell’inconscio, uniti alla legge imperscrutabile del caso.

Helga Marsala

www.leconsortium.fr

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

Scopri di più