Presentazione per il nuovo direttore del Maxxi Hou Hanrou. Un nuovo centro di ricerca internazionale tra Gramsci, le sfide della contemporaneità e il rapporto col mercato

Il Maxxi cambia e presenta, ancora in piena estate, il nuovo direttore artisti Hou Hanrou. Un cambiamento notevole anche a livello di organigramma per la Fondazione Maxxi che è, ricordiamolo, la principale istituzione non solo pubblica, ma nazionale (statale) dedicata alla creatività contemporanea in Italia. L’organigramma non cambia, come si era ritenuto, con un nuovo […]

Il Maxxi cambia e presenta, ancora in piena estate, il nuovo direttore artisti Hou Hanrou. Un cambiamento notevole anche a livello di organigramma per la Fondazione Maxxi che è, ricordiamolo, la principale istituzione non solo pubblica, ma nazionale (statale) dedicata alla creatività contemporanea in Italia. L’organigramma non cambia, come si era ritenuto, con un nuovo direttore a sostituzione delle due direttrici “storiche” che hanno accompagnato il museo dall’apertura a oggi (Anna Mattirolo per l’arte, Margherita Guccione per l’architettura), bensì con un direttore che si aggiunge al precedente schema collocandosi tra Mattirolo e Guccione e Giovanna Melandri, presidente sempre più a suo agio nel ruolo che ha acquisito 9 mesi fa.
Abbiamo valutato oltre venti candidati e poi si è arrivati ad una rosa di tre nomi finali, a quel punto abbiamo scelto il migliore” spiega la Presidente. Monique Veaute, consigliera della Fondazione Maxxi assieme a Beatrice Trussardi, ha spiegato anche nel dettaglio quali sono state le domande che sono state poste a Hanrou e agli altri candidati nell’abito dei lunghi colloqui di presentazione. Insomma una selezione che appare essere stata seria, metodica, voluta.
Sono stati 9 mesi complicati. Da quando siamo arrivate”, ha proseguito la Presidente Melandri parlando sempre al femminile plurale, vista la composizione tutta in rosa di presidenza e consiglio: “dopo una fase di commissariamento abbiamo fatto alcuni piccoli miracoli sui costi: l’impatto dei finanziamenti pubblici che incidevano per oltre il 70% è sceso al 60% e l’obbiettivo di questo consiglio è arrivare ad un 50% di finanziamenti pubblici ed un altro 50% che sarebbe un fatto unico in Italia. Per ora una stringente spending review interna ha portato i costi di gestione a incidere molto meno: abbiamo traslato risorse sul nostro core business togliendole dai costi fissi grazie al nuovo segretario generale Francesco Spano”.
Dal canto suo Hou Hanrou si è presentato con uno statement molto teorico, anche molto politico. Il curatore cinese (che guadagnerà 4mila euro al mese, meno di un banale funzionario pubblico) è riuscito a parlare un’ora e mezzo senza accennare mai all’arte, alle mostre, agli artisti. L’impostazione è stata piuttosto sulla società, sulle sfide della crisi, della globalizzazione, dello scenario attuale nel bacino del mediterraneo. La questione del coinvolgimento del pubblico in un contesto che sia tutt’altro che accondiscendente verso il mercato (molti i passaggi contro l’invadenza  e l’eccessivo potere di quest’ultimo) e che prefiguri, a regime, una piattaforma dedicata alla ricerca.

I protagonisti in giro per il museo

I protagonisti in giro per il museo

Dobbiamo porci la domanda ‘cos’è l’arte nel XXI Secolo’. E possiamo risponderci”, ha spiegato Hou, “che potrebbe essere il rapporto della società con la creatività nell’ambito delle contraddizioni ed all’abbondanza di creatività che sta vivendo il mondo. Il boom di istituzioni dedicate all’arte ci pone delle sfide anche a livello economico, di sostenibilità, di pubblico. E anche su come possa partecipare la società e su come possa essere governata l’influenza del mercato e dei grandi poteri che lo traversano. In tutto questo è interessantissima la posizione dell’Italia in uno scenario come quello mediterraneo in grande cambiamento e crisi. I modelli economici della globalizzazione”, ha continuato il neo-direttore, che ha indicato in Kant e Gramsci, oltre che Agamben, alcuni punti fissi della sua impostazione filosofico-culturale, “si trovano a mettere in discussione i pilastri della social-democrazia. L’impegno sociale e politico è centrale, insomma, per queste nuove istituzioni”.
Fatto sta che dopo alcuni anni dal lancio il Maxxi ancora non si è inserito nel novero e nel circuito dei musei internazionali e globali. Niente paura per il neodirettore:il Maxxi non è ancora sbocciato? È vero, ma questo è un grosso potenziale, significa che potremo farlo sbocciare in futuro e decidere come farlo sbocciare. Certo è che non ci interessa fare una replica romana di un ipotetico centro d’arte contemporanea ideale di stampo newyorkese, bensì sfruttare il contesto che abbiamo intorno”. La metafora, a sfondo gastronmico, la trova Monique Veaute:penso allo chef Pino Cuttaia che nella Sicilia più profonda sa mescolare territorio e innovazione in ogni piatto. E spero che Hanrou sia un cuoco come lui”.

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Redazione

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