Il coraggio di cambiare

Due libri molto diversi tra loro, firmati da Marco Senaldi e Francesca Alix Nicòli. Due saggi densi e accattivanti nello stesso tempo. Utili per capire cosa non funziona nella critica e nell’università odierne. E per intravedere una strada da percorrere.

La situazione è sostanzialmente la seguente: ci sono le università (sulle accademie stendiamo un velo pietoso) dove si studia estetica e filosofia dell’arte. Lo si fa in maniera paludata – sia detto ora e sia valido per il resto dell’articolo: stiamo generalizzando -, ci si ferma se va bene a Hegel se non a Kant, con rapide e superficiali puntate a qualche epigono, e se si citano artisti e opere, le mele di Cézanne paiono una novità, al netto delle battute stile Alberto Sordi su “quello che tagliava la tela” e “quell’altro che vendeva le proprie feci” (‘merda’ non si dice, è da maleducati). Poi ci sono i critici: citano, a seconda della moda, Deleuze o Clément, Greenberg o Rifkin, Negri o Lyotard. In un impeto di coraggio, talvolta si sono spinti a leggere le quarte di copertina dei saggi più famosi, ma quel che rimane in memoria sono delle tag: rizoma, paesaggio, flatness, accesso, impero, postmoderno e così via. Il risultato è che gli uni friggono l’aria tentando di tassonomizzarla, gli altri mettono le mani in pasta ma non sanno cosa sia una graminacea. E quindi?
E quindi – dato per scontato che chiunque incontri un estetologo (viene la pelle d’oca solo a scriverlo, un termine così) gli debba consigliare di andare a vedere una mostra di un artista nato dopo suo nipote, e che chiunque incontri un critico gli debba consigliare di leggere un libro dopo aver finito Dylan Dog e l’oroscopo (ammesso che allora il tempo dedicato giornalmente alla lettura non sia già terminato) – bisogna scavare fra tonnellate di ex alberi che gridano vendetta per esser stati sacrificati a parole inutili e scovare qualche pagina che smentisca quanto detto finora. O che almeno accenda il barlume della speranza, dell’eccezione che fa meglio sopportare la regola. Qui vi segnaliamo due testi, che sono – incredibile! – divertenti e appassionati. Certo, sono divertimenti e passioni intellettuali, ma con l’abitudine arriva perfino il piacere sensoriale.

Marco Senaldi - Definitively Unfinished

Marco Senaldi – Definitively Unfinished

Il primo di questi testi l’ha scritto Marco Senaldi. È quel professore che scrive in fondo in fondo a questo giornale, e che ora si è messo in testa di commentare anche le sue fotografie, che documentano paradossi dell’esistenza su questa Terra. Ha una cattedra, ma talvolta si alza e va a vedere (e magari a curare) una mostra. Si domanda cosa sta facendo, ci riflette sopra, legge, scrive, ritorna a vedere (e curare) mostre con un bagaglio arricchito, e così spiraleggiando. Il risultato è che i suoi libri per alcuni versi si contraddicono, dialogano l’uno con l’altro, discutono; insomma, testimoniano del fatto che c’è una vita in quel cervello e che – come in ogni cervello degno di questo nome – le idee cambiano, si affinano, compiono circonvoluzioni e crescono. Per citare proprio il titolo del libro a cui ci stiamo riferendo: Definitively Unfinished.
La medesima cosa accade nel secondo testo che vi segnaliamo, firmato da Francesca Alix Nicòli, anche lei firma di questo giornale, ma soprattutto ultima – per ora – erede di una vera e propria dinastia di marmisti. Che vuol dire, nel suo caso, aver visto sin dalla tenera età scolpire le opere di un Melotti e poi, cresciuta, di un Kapoor o di un Paladino. Ed è proprio lavorando d’archivio su un gruppo scultoreo di Melotti che è iniziata, potremmo dire così, l’avventura intellettuale della Nicòli, con una tesi che sosteneva una tesi, e poi questo libro, Giù le mani dalla modernità, che ne sostiene una non diversa, ma diversamente calibrata, senza il timore di dire che per certe questioni lei ha cambiato idea, è maturata, è più equilibrata, ma resta pur sempre un’appassionata d’arte, un’appassionata che usa il cervello e proprio per questo non ha timore di dire che ha cambiato idea. Stesso discorso, insomma, che vale per (il libro di) Senaldi.
Non abbiamo detto nulla del contenuto dei due volumi. Nelle prossime settimane troverete recensioni scritte in maniera più classica e puntuale, così come avete potuto o potrete assistere alla presentazione live dei due libri. Quel che ci interessava qui era però sottolineare, con due esempi esemplari, che non tutto è perduto: che non esistono solo “filippini dell’arte”, secondo la definizione di Achille Bonito Oliva, e che la polvere non ha ancora soffocato mortalmente i dipartimenti universitari. Qualcuno ogni tanto la soffia via, magari proprio un filippino (fuor di – antipatica – metafora: un ricercatore malpagato). Ché è poi l’incontro quello che manca, non solo in Italia, l’incontro fra università e lavoro, anche nel mondo dell’arte contemporanea. E qualche colpa, qualche peccato di accidia, la si può addebitare senz’altro pure a chi si limita a lamentarsi.

Marco Enrico Giacomelli

Marco Senaldi – Definitively Unfinished
Guerini, Milano 2013
Pagg. 166, € 18,50
ISBN 9788881073450
www.guerini.it

Francesca Alix Nicòli – Giù le mani dalla modernità
Mimesis, Milano 2013
Pagg. 248, € 24
ISBN 9788857512199
www.mimesisedizioni.it

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #13/14

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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