Soccorso Rosso Militante e i piatti da lavare. Un ricordo politico di Franca Rame

Il suo sito si intitola “Franca Rame: Teatro, Politica”. Sintesi perfetta di un fare teatrale indissolubilmente intrecciato al preoccuparsi della polis. Una riflessione sulla figura della grande artista scomparsa lo scorso 29 maggio.

Una delle tante manifestazioni della militanza politica di Franca Rame è stata la creazione, negli anni immediatamente successivi al Sessantotto, di Soccorso Rosso Militante, struttura nata dal Collettivo teatrale La Comune (di cui lei era parte, assieme a Dario Fo) allo scopo di fornire assistenza legale e di monitorare le condizioni dei militanti della sinistra extraparlamentare rinchiusi nelle carceri italiane.
Serena Anderlini, ricercatrice e docente universitaria negli Stati Uniti, nel saggio Franca Rame, donna e attrice, racconta questa esperienza di lotta, assieme teatrale e politica: “Gli anni intorno al Sessantotto furono, per Franca, fondamentali: comprese che la politica influenza ogni aspetta dell’esistenza, persino il lavoro di cucina (‘le dinamiche del potere determinano chi farà i piatti’). L’Italia di quegli anni conobbe una lunga serie di arresti politici. Maltrattamenti, torture, trasferimenti continui da istituzione a istituzione, mancanza di cure mediche e spesso atti criminali si aggiungevano all’inefficienza del sistema giudiziario, un sistema dove cittadini sospetti potevano essere imprigionati per anni prima di essere condotti a giudizio”. Un caso tipico è quello trattato in Morte accidentale di un anarchico, uno spettacolo che racconta del “suicidio” di Pinelli al Commissariato di pubblica sicurezza di Milano e della successiva settennale incarcerazione di Valpreda. “In una intervista Franca ricorda il viso della madre dell’anarchico, viso che di tanto in tanto poteva scorgere dal palcoscenico: per quella donna, andare allo spettacolo era diventato un rito catartico. Franca si interessò ai diritti dei prigionieri politici poiché riteneva che almeno sul piano umanitario qualcosa poteva essere fatta. Iniziando con otto casi di prigionia negli anni Settanta, Soccorso rosso arrivò a seguirne più di ottocento. Nell’organizzazione erano coinvolte più di mille persone; i più in vista, come Jean-Paul Sartre, usarono la loro influenza in difesa di vari casi. In seguito, poiché il sospetto di terrorismo divenne la principale causa degli arresti politici, Franca spinse la maggior parte degli attivisti a ritirarsi dall’organizzazione e, sebbene non cessasse mai di aiutare le famiglie degli arrestati, sciolse Soccorso Rosso come organizzazione formale, ritenendola ormai troppo rischiosa per la gente comune che vi militava”.

Soccorso Rosso Militante

Soccorso Rosso Militante

Anche Jacopo Fo, figlio di Franca Rame e Dario Fo, nel discorso pronunciato alla cerimonia funebre per la madre ha ricordato l’esperienza di Soccorso Rosso: “Quando iniziarono ad arrivare le notizie che i compagni arrestati venivano massacrati, mia madre iniziò a dire in teatro: ‘Bisogna fare qualcosa, non si può, non si può  accettare!’ E allora non c’erano i computer, e c’erano centinaia di compagni in prigione. Non avevamo più notizie, le famiglie erano disperate: operai, sindacalisti, studenti. E mia madre iniziò con un gruppo di ragazze: su grandi tavoli si compilavano i fogli con il nome del compagno arrestato, dove era, chi era il gruppo di compagni che doveva occuparsene e mandare un segnale, una lettera, una telefonata ogni settimana per dire che stavano continuando a occuparsi di quel compagno. E veniva annotato tutto: i trasferimenti, che cos’era successo, se il compagno era legato al letto di contenzione, se lo stavano ancora picchiando… tutti i giorni… ed era una cosa incredibile, incredibile… con carta e penna. Ore, ore e ore… decine di persone… A un certo punto Soccorso Rosso venne sostenuto da 20mila persone”.

Franca Rame e Dario Fo

Franca Rame e Dario Fo

È di Stefano Benni la poesia scritta nel 1994 che racconta Franca Rame: “Tanti anni fa / vidi in un circo una bambina / piccola acrobata, in cima / a una piramide di uomini / e il suo volto serio il pubblico sfidava / ‘Ci vuole coraggio’ sembrava dire / e ‘Ridere non basta’. / Anni dopo l’ho vista / con qualche ombra triste / sul volto. Era caduta / spesso, si era ferita. / Ora è una grande stella vive in un carrozzone / d’oro e di broccato / ha sposato il re dei clown / ma non ha dimenticato / il vecchio circo / l’odore degli animali / la paziente fatica / del porteur e dell’Augusto / del trapezista che prova / ogni giorno le sue ali. / E l’ho rivista in cima / a una piramide di uomini / (quelli di prima) / e il suo volto serio il pubblico sfidava / ‘Ci vuole coraggio’, sembrava dire / per restare quassù / e ‘Ridere non basta’. / Ma io non so che fare / altro che miracoli / io non ho altro / nido che questo / perché vorrei raccontarvi / ciò che quassù io sogno. / Io so solo volare / io non so fingere altro / che verità”.

Michele Pascarella

www.francarame.it

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Michele Pascarella

Michele Pascarella

Dal 1992 si occupa di teatro contemporaneo e tecniche di narrazione sotto la guida di noti maestri ravennati. Dal 2010 è studioso di arti performative, interessandosi in particolare delle rivoluzioni del Novecento e delle contaminazioni fra le diverse pratiche artistiche.

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