Le ferrotipie di Agnes Prammer, gli archivi cromatici di Eva Frapiccini e il mix tra arte e cronaca di Nicola Lo Calzo. Fotografia protagonista alla Biennale Giovani di Monza: ecco le cinque opere vincitrici, acquisite dalla città

Tre arrivano in via diretta, due attraverso gli sponsor. Si è contrattato un po’ sul prezzo perché, va da sé, con i tempi che corrono le possibilità sono quelle che sono: ma all’acquisizione delle opere non si è potuto rinunciare. A un paio di settimana dalla chiusura della quinta edizione la Biennale Giovani Artisti di […]

Tre arrivano in via diretta, due attraverso gli sponsor. Si è contrattato un po’ sul prezzo perché, va da sé, con i tempi che corrono le possibilità sono quelle che sono: ma all’acquisizione delle opere non si è potuto rinunciare. A un paio di settimana dalla chiusura della quinta edizione la Biennale Giovani Artisti di Monza festeggia i suoi vincitori, premiati con l’ingresso del proprio lavoro nelle collezioni di una città che spera – presto o tardi – di poter esporre in forma stabile, compiuta e coerente un patrimonio in costante via di arricchimento. Doveva essere l’anno della fotografia, con buona parte dei trenta protagonisti della rassegna a trafficare in questo ambito specifico: un’indicazione che non poteva, in sede di assegnazione dei premi, essere totalmente bypassata. E così a vincere sono il ritratto di famiglia post-coloniale che Nicola Lo Calzo scatta in Africa, trattando i propri soggetti quasi fossero las meninas di Velazquez, e le ferrotipie dell’austriaca Agnes Prammer; ma anche l’incontro tra pittura e ready-made di Francesco Irnem.
Nasce come indagine audio, tradotto in immagine fotografica manipolata con eleganti giochi di colore: l’inventario cromatico di Eva Frapiccini porta a casa su suggerimento di Marinella Paderni il premio speciale Rottapharm / Madaus; mentre la giovanissima Erica Bellan ottiene il riconoscimento da parte della Camera di Commercio di Monza e Brianza. Si tratta, anche in questo caso, di un lavoro in fieri: ecco l’empasse di una levigatrice nei confronti di una pila di fogli, con il video in mostra a documentare come un elemento estraneo – per quanto semplice e minimale – sia sufficiente a incrinare un sistema apparentemente lineare e rigoroso. Quegli stessi fogli, anello grippato della catena, saranno supporto per i lavori di domani, rigenerandosi attraverso un processo creativo che nasce dalla performance e arriva alla grafica.

– Francesco Sala


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