Da Varese a Mantova. E Milano al centro

C’è una sorta di biglietto da visita per chi atterra a Milano con l’idea di fare turismo culturale in Lombardia. Perché alla Malpensa si può vedere uno straordinario gruppo scultoreo di Fausto Melotti. Si prosegue con le grandi mostre nel capoluogo, e un paio di chicche fra Palazzo Te e Villa Panza.

Il biglietto da visita viene offerto già all’aeroporto. Atmosfera di magica sospensione quella che si respira nella Porta di Milano, area di passaggio fra il Terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa e la stazione ferroviaria che collega lo scalo al capoluogo lombardo, luogo reinventato come spazio espositivo. Chiamato ad accogliere, da quest’estate e fino al prossimo mese di novembre, I sette savi di Fausto Melotti, gruppo scultoreo immaginato per la Triennale nel 1959 e oggi recuperato dopo lungo e accurato restauro. La Lombardia si presenta come terra di cultura, mostrando fin dal primo impatto il suo carattere attento, curioso, aperto ai più diversi linguaggi dell’arte.
L’impressione è quella di aggirarsi per le strade di Pigalle, tra fumosi e chiassosi café chantant e rovinose bevute d’assenzio. Le sale di Palazzo Reale, a Milano, accolgono Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti, rappresentazione puntuale della scena artistica parigina di inizio Novecento. In mostra oltre 120 opere della prestigiosa collezione Netter: ai ritratti di Modì fanno da contraltare la tavolozza rabbiosa, quasi espressionista, di Chaïm Soutine e i paesaggi del periodo bianco di Maurice Utrillo. Ma anche le struggenti opere di Jeanne Hébuterne e quelle di Suzanne Valadon, oltre a un intrigante focus che inquadra la comunità di artisti dell’est Europa attiva nella Parigi dell’epoca.

Mike Kelley, Light (Time), Space Modulator, 2003 - Commissioned by CCAC Wattis Institute, San Francisco Thyssen- Bornemisza Art Contemporary, Vienna - © Estate of Mike Kelley - Courtesy Fondazione HangarBicocca - photo Agostino Osio

Mike Kelley, Light (Time), Space Modulator, 2003 – Commissioned by CCAC Wattis Institute, San Francisco Thyssen- Bornemisza Art Contemporary, Vienna – © Estate of Mike Kelley – Courtesy Fondazione HangarBicocca – photo Agostino Osio

Lo spazio di poche decine di metri da Palazzo Reale e si salta nel frizzante e brillante universo visivo di Andy Warhol’s Stardust: il Museo del Novecento ospita una selezione delle stampe del padre della Pop Art, attingendo alla raccolta della Bank of America Merrill Lynch. Dalla leggendaria lattina della zuppa Campbell ai ritratti di Keith Haring, Robert Mapplethorpe, Muhammad Ali e Marilyn Monroe: un catalogo di icone che testimonia la straordinaria lucidità con cui Warhol ha individuato – e in molti casi creato – veri e propri simboli della contemporaneità. Il corpus delle opere copre vent’anni di attività, per una parabola che dagli Anni Sessanta arriva fino alla metà degli Ottanta, stabilendo differenze e analogie in grado di fotografare con un solo scatto le mutazioni del costume e l’evoluzione dell’arte contemporanea.
Al rapporto tra riferimenti colti e cultura popolare, arte del passato e nuovi linguaggi guarda, ancora a Milano, Eternity is a long time, retrospettiva che l’Hangar Bicocca dedica all’immaginario di Mike Kelley. A un anno dalla prematura scomparsa, l’artista statunitense è oggetto di un’accurata indagine sull’enigmatica complessità del suo lavoro: grafiche, installazioni, video e fotografie costruiscono un fitto e avvincente intreccio narrativo.

Palazzo Te, Mantova

Palazzo Te, Mantova

La cornice è quella, straordinaria, della Sala dei Giganti di Palazzo Te. Sotto lo sguardo severo dei colossi dipinti da Giulio Romano vanno in scena i grandi maestri della contemporaneità. Cinque gli artisti ospiti di Mantova nel corso dei prossimi mesi per il progetto Le stanze degli dèi, programma di interventi site specific che vede coinvolti Giuseppe Penone e Ai Weiwei, Bill Viola e Candida Höfer. Il sipario si alza su Fabrizio Plessi, autore di un lavoro che, nell’incontro riuscito tra videoarte e installazione sonora, riesce ad amplificare la drammaticità del ciclo di affreschi.
Esperimenti di integrazione tra pratica artistica e genius loci anche quelli in corso a Varese, nella spettacolare cornice di Villa Panza di Biumo. A un passo dal Lago Maggiore, nel giardino all’italiana che abbraccia la dimora storica oggi proprietà del Fondo per l’Ambiente Italiana, trova posto l’installazione site specific di Stuart Ian Frost, primo tassello di un percorso triennale che vede la ciclica presenza di artisti in residenza, chiamati a immaginare interventi in situ. Frost cesella un vero e proprio tappeto in legno, imponente mosaico in blocchi di faggio destinato a un lungo e inesorabile deperimento. Una progressiva totale fusione con l’ambiente, simbolo dell’avvenuta pacificazione tra uomo e natura.

Villa Arconati

Villa Arconati

ANDAR PER FESTIVAL
L’atmosfera è quella decadente di un’antica dimora storica. Villa Arconati è cornice per uno tra i festival musicali più intriganti dell’estate milanese: per tutto il mese di luglio si susseguono big della scena internazionale, saggiando generi e stili disparati. Ad alternarsi Sinead O’Connor e Mark Lanegan, reinventatosi chansonnier di razza; ma anche le sonorità ethno-folk di Goran Bregovic e i ritmi caraibici del Buena Vista Social Club.
In scena, nel doppio contesto che dal 4 al 21 settembre avvicina Milano a Torino, MI.TO: nel viaggio attorno ai più diversi linguaggi della classica spiccano Stravinsky e Schönberg eseguiti dall’Orchestra del Maggio Fiorentino diretta da Zubin Mehta, ma anche l’eccentrica versione jazz del Requiem di Verdi ideata da Giovanni Falzone per la sua Contemporary Orchestra. Spazio anche alla musica pop: Eugenio Finardi presenta al pubblico, in anteprima, il suo nuovo album.
Torna dal 4 all’8 settembre il Festivaletteratura di Mantova, con il consueto programma fitto di incontri, reading e dibattiti. Decine gli ospiti, con particolare riguardo per i big della letteratura straniera: focus sulla narrativa erotica con il francese Emmanuel Carrère e Almudena Grandes, intensa la retrospettiva dedicata a David Grossmann e la finestra aperta sulla scena cubana.

www.festivalarconati.it
www.mitosettembremusica.it
www.festivaletteratura.it

Un Posto a Milano

Un Posto a Milano

SOGGIORNARE
Tre consigli. Due a Milano e uno in provincia. Partiamo dalla stupenda Mantova e viriamo verso l’hinterland mantovano approdando a Curtatone. Qui, non lontano da laghi e fiumi dalle cui acque dolci provengono i pesci che con sapienza vengono trattati in cucina, ha sede la Locanda delle Grazie, forse la migliore o comunque una delle migliori trattorie in assoluto in Italia. E non dimenticate di assaggiare (e magari di portarvi via) le mostarde della casa. A Milano – visto che stiamo cercando di consigliarvi spazi all’aperto – il consiglio risponde al nome di Un Posto a Milano, ristorante nato da non molto nella Cascina Cuccagna, ex edificio bucolico del Settecento oggi completamente fagocitato dalla città consolidata. Prodotti da filiera corta (o colta, come dicono loro), iniziative a gogo, spazi aperti al quartiere e l’impeccabile (ed economica) cucina di Nicola Cavallaro. Dry, ecco la nostra ultima segnalazione, è un luogo ottimo per chi ama la pizza, i buoni cocktail e le novità. Siamo in via Solferino e questa è una pizzeria appena aperta da “quelli” del dirimpettaio ristorante Pisacco (il forno è griffato Ferrara, da Napoli), è un nuovo tempio milanese del bere miscelato e, inoltre, è un luogo aperto non più di un mesetto fa. Fateci sapere come si mangia!

GombitHotel

GombitHotel

La Casa sull’Albero è a Malgrate, affacciata sul Lago di Como. Sorella del blasonato C-Hotel & Spa (distante una ventina di chilometri), è composta da due ville in cui i volumi rigorosi sono stemperati da ampie vetrate. 12 le suite – segnaliamo la splendida Studio – e, tra i servizi, una honesty kitchen aperta 24 ore. Stretto fra le mura della Città Alta, situato accanto alla Torre del Gombito, da cui trae il proprio nome, il GombitHotel è il primo design hotel di Bergamo. 13 camere, distribuite su quattro piani, sono state arredate con piglio minimale e tocchi colore dalla designer Gio Pozzi. Alle installazioni d’arte ha pensato, invece, Steven Cavagna. Nuovissima apertura dalle parti di Corso Sempione, Gogol’ Ostello a Milano è un caso unico che unisce ospitalità e caffè letterario. All’ostello si dorme in camere essenziali e colorate, si assiste a performance, lecture o degustazioni, si mangia – e bene – fusion.

Locanda delle Grazie – 0376 348038
www.unpostoamilano.it
www.facebook.com/Drymilano
www.casa-sullalbero.it
www.gombithotel.it
www.gogolostello.it

Francesco Sala

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #13/14 – Speciale Estate

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