Ai Weiwei a Firenze insieme a Basquiat. La mostra dell’anno? No, una rassegna di cinema all’aperto. Va in scena “Lo schermo dell’arte Film Festival”: quattro lunedì, altrettanti film dedicati a icone del contemporaneo

Contende alle pause al baracchino dei cocomeri la palma del cliché più piacevole dell’estate: il cinema all’aperto non perde il proprio fascino, in barba ai multisala con aria condizionata e sedili comodi. A Firenze il cartellone si fa intrigante con i quattro appuntamenti de Lo schermo dell’arte Film Festival, in scena in piazza Santissima Annunziata […]

Contende alle pause al baracchino dei cocomeri la palma del cliché più piacevole dell’estate: il cinema all’aperto non perde il proprio fascino, in barba ai multisala con aria condizionata e sedili comodi. A Firenze il cartellone si fa intrigante con i quattro appuntamenti de Lo schermo dell’arte Film Festival, in scena in piazza Santissima Annunziata dal prossimo 8 luglio alle 21.30. Quattro lunedì, quattro pellicole, selezionate da Leonardo Bigazzi, dedicate a figure, movimenti, eventi o occasioni che hanno segnato la contemporaneità. Si parte con un’anteprima, come si conviene ad ogni rassegna – piccola o grande che sia: arriva per la prima volta in Italia The Yes Men Fix The World, documentario che ripercorre le audaci battaglie sociali di Jacques Servin e Igor Vamos, che hanno eletto la protesta ad ambito per la performance. Con azioni che, tra giornalismo e creatività, polemica e rivendicazioni vari, hanno visto negli ultimi dieci anni puntare il dito contro George W. Bush e le compagnie petrolifere, in una guerra senza quartiere alle degenerazioni del capitalismo. Il 15 luglio tocca a The Radiant Child: più che un film su Jean-Michel Basquiat un film attorno a lui, con la fedele ricostruzione della scena newyorchese tra Anni Settanta e Ottanta. La lunga videointervista all’artista, firmata da Tamra Davis, si alterna alla musica dei Beastie Boys e alla fotografia di una cultura underground in frizzante ebollizione, tra graffiti ed eccessi. La settimana successiva arriva Unfinished Spaces, reportage girato a Cuba da Alysa Nahmias e Benjamin Murray: il cantiere per l’Havana National Art School, commissionato da Fidel Castro nel 1961 e poi abbandonato, torna d’attualità a distanza di mezzo secolo. All’orizzonte la possibilità del suo completamento. A chiudere la rassegna, il 29 luglio, Ai Weiwei – Never Sorry, pluripremiata chiacchierata tra il dissidente dell’arte contemporanea e Alison Klayman.

– Francesco Sala

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