Quel sentiero che porta verso Oltremare: Anselmo chiude il ciclo di mostre a Monteciccardo

Foto e ricordi dalla rassegna "Memoriale del Convento", partendo dall'ultima mostra: Giovanni Anselmo chiude il ciclo di personali presso il Convento dei Servi di Maria di Monteciccardo, tra Pesaro e Urbino.

Un artista a caccia d’infinito. Per  Giovanni Anselmo, figura centrale del secondo Novecento, tra i maggiori esponenti dell’Arte Povera, l’idea di infinito fu ed è ancora una sorta di bussola, meta ed ossatura. Così, nella sua ricerca, frammenti infinitesimali di materia si incagliano nella struttura infinitamente mobile dell’esistenza. Fra terra e cielo. E non potrebbe esserci location più adatta, per opere concepite con simile slancio poetico e concettuale, di un posto come il Convento dei Servi di Maria di Monteciccardo, complesso cinquecentesco incastonato nel paesaggio tra Pesaro e Urbino, in cui l’arte contemporanrea è di casa, ormai da quasi un trentennio. Luogo raccolto, meditativo, che dal 1988 ospita testimonianze della ricerca contemporanea italiana di livello internazionale: quell’anno, con la mostra Borderline, iniziava un ciclo di mostre di spessore, via via che un’importante collezione prendeva forma, diventando oggi un patrimonio straordinario del luogo. L’ultima rassgena,  Memoriale del Convento – titolo ispirato a un romanzo di Saramago – giunge oggi alla sua conclusione, proprio con una personale di Anselmo. Prima di lui Enzo Cucchi, Ettore Spalletti, Mario Merz, Giulio Paolini, Jannis Kounellis ed Eliseo Mattiacci.

Eliseo Mattiacci - personale al Convento dei Servi di Maria di Monteciccardo, 2012 - foto Michele Alberto Sereni

Eliseo Mattiacci – personale al Convento dei Servi di Maria di Monteciccardo, 2012 – foto Michele Alberto Sereni

Curato da Ludovico Pratesi, il progetto di Anselmo si articola attraverso una serie di sculture realizzate tra gli anni Sessanta e oggi. Al centro c’è il discorso antico e sempre attuale del rapporto tra uomo e natura, organico e inorganico, microcosmo e macrocosmo, per un percorso dentro la materia e le sue forme instabili, inseguendo i canali segreti e le oscillazioni dell’energia. Tutto ben racchiuso, ad esempio, nel bellissimo lavoro del 1992, Il Sentiero verso Oltremare: una linea di terra ritagliata nel vuoto della stanza, semplicemente; l’invito a camminarci sopra è un suggerimento utopico, per una passeggiata senza fine: puntare alla striscia blu oltremare sul muro, così regolare, così monolitica, così riconoscibile in quella gradazione unica d’azzurro, non è altro che puntare all’infinito. Assaporarne la consistenza, scorgerne la forma: come se fosse possibile, come se fosse un viaggio spirituale.
Accanto a un’anticipazione del percorso, con alcune immagini dell’allestimento, anche un salto all’indietro, ripercorrendo le personali realizzate negli anni precedenti. Fotografie, per l’ultima pagina di un memoriale poeico, visivo e visionario.

 Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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