Il ballo delle esordienti

C’è chi viene e c’è chi va. Si spiega così l’oscillazione del numero di Padiglioni Nazionali (esordienti) alla Biennale. Ad esempio, nel 2011 erano 89 e quest’anno 88, ma mai prima d’ora avevano esordito 10 nazioni…

Le meglio piazzate topograficamente sono Bahamas, Bahrain, Kosovo e Santa Sede, che conquistano uno spazio all’Arsenale. Quest’ultima è la partecipazione più discussa: In Principio: porta sulla soglia un’opera di Tano Festa, all’interno invece la triplice interpretazione della Genesi da parte di Studio Azzurro (creazione), Josef Koudelka (decreazione) e Lawrence Carroll (ricreazione). Costo 750mila euro, coperti da contributi privati (main sponsor Eni e Intesa Sanpaolo); e per l’edizione 2015 bisognerà avere l’avallo di Papa Francesco.
Le Bahamas puntano sull’Eclissi polare di Tavares Strachan allestita alle Tese cinquecentesche dalla coppia curatoriale formata dagli americani Robert Hobbs e Jean Crutchfield. Un’installazione ispirata alla spedizione al Polo effettuata nel 1909 da Robert Peary e Matthew Alexander Henson.
All’Arsenale esordisce anche il Kosovo. La giovane repubblica balcanica porta Petrit Halilaj, recentemente in Italia per la collettiva The New Public al Museion di Bolzano. Anche in questo caso, curatela straniera, affidata nella fattispecie a Kathrin Rhomberg, direttrice della Biennale di Berlino 2010.
Per visitare la mostra della Costa d’Avorio occorre farsi traghettare a Spiazzi, sempre in area Arsenale. A rappresentare la repubblica africana, quattro artisti riuniti da Yacouba Konaté: Frédéric Bruly Bouabré, classe 1921, personaggio che non può che incuriosire, vista la presentazione: “Inventor of his personal alphabet, founder of his own religion and writer”; mentre gli altri tre convocati si suddividono i medium: dalla pittura di Tamsir Dia alla scultura in legno di Jems Koko Bi (probabilmente l’artista contemporaneo ivoriano più noto) passando per gli scatti di Franck Fanny.

Petrit Halilaj - photo Enver Bylykbashi

Petrit Halilaj – photo Enver Bylykbashi

Si resta in area calda anche per visitare il Padiglione delle Maldive, allocato alla Gervasuti Foundation, lungo uno dei tragitti che conduce dall’Arsenale ai Giardini o viceversa. E una visita lo vale, poiché Portable Nation sfoggia un elenco di artisti di tutto rispetto: Paul Miller aka DJ Spooky, Thierry Geoffrey aka Colonel (ricordate la tenda montata di fronte al Fridericianum durante l’ultima Documenta?), Gregory Niemeyer, Stefano Cagol, Hanna Husberg, Laura McLean & Kalliopi Tsipni-Kolaza, Khaled Ramadan, Moomin Fouad, Mohamed Ali, Sama Alshaibi, Patrizio Travagli, Achilleas Kentonis & Maria Papacaharalambous, Wooloo, Khaled Hafez, Ursula Biemann, Heidrun Holzfeind & Christoph Draeger e Klaus Schafler. A dirigere l’orchestra, il team CPS – Chamber of Public Secrets (composto dal nostro Alfredo Cramerotti insieme ad Aida Eltorie e Khaled Ramadan) con i curatori aggiunti Maren Richter e Camilla Boemio.
L’Angola si presenta sotto il cappello di Luanda, Encyclopedic City. Il Paese africano, che alla scorsa Biennale di Architettura stava alla Fondazione Cini, quest’anno trasloca a Palazzo Cini, a metà strada fra Accademia e Collezione Guggenheim. La curatela resta in mano a Beyond Entropy, associazione composta da Paula Nascimento e Stefano Rabolli Pansera (a loro sono affidate le due pagine della rubrica Focus su questo numero), con l’ausilio di Jorge Gumbe e Feliciano dos Santos.
C’è poi un secondo Paese dell’area del Golfo – insieme al Bahrain, ma di loro parliamo più diffusamente qualche pagina più avanti – a esordire: il Kuwait, che trova alloggio a Palazzo Michiel del Brusà. Posizione strategica anch’essa, poiché l’edificio si trova su Strada Nova; ed è il palazzo che nel 2009 ospitava il Padiglione Singapore (il quale, dopo sei partecipazioni, quest’anno non c’è: il National Arts Council ha fatto sapere che ritiene prioritario “lavorare su un museo e sostenere diverse fiere d’arte nel Paese…”).

Luanda

Luanda

Chiudono la parata degli esordienti il Paraguay, che atterra a Palazzo Carminati – una delle due sedi adibite a residenza per artisti dalla Fondazione Bevilacqua La Masa – con la collettiva The Encyclopedic Palace of Paraguay a convogliare le opere di Pedro Barrail, Felix Toranzos, Diana Rossi e Daniel Milessi; e dalla Polinesia sbarca Tuvalu, microstato di 26 kmq e meno di 10mila abitanti che porta in Laguna il solo show di Vincent J.F. Huang. Per vederlo ci si deve spingere fino a Mestre, a Forte Marghera, ma il luogo merita il viaggio.

Marco Enrico Giacomelli

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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