Sorpresa, a Milano la fotografia si vende! Buoni numeri da MIA, che chiude la sua terza edizione all’insegna dell’ottimismo: e si prepara a invadere Singapore. Parola di Fabio Castelli.

Gente se n’è vista in giro per i padiglioni di MIA, terza edizione della fiera che Milano dedica alla fotografia d’arte, con oltre duecento espositori distribuiti negli spazi di Superstudio Più. Trattasi di curiosi, addetti ai lavori, artisti a caccia di galleristi o viceversa? Ma soprattutto, una volta tirato il cordone del sipario, i conti […]

Gente se n’è vista in giro per i padiglioni di MIA, terza edizione della fiera che Milano dedica alla fotografia d’arte, con oltre duecento espositori distribuiti negli spazi di Superstudio Più. Trattasi di curiosi, addetti ai lavori, artisti a caccia di galleristi o viceversa? Ma soprattutto, una volta tirato il cordone del sipario, i conti tornano? Si è venduto qualcosa? “Abbiamo registrato situazioni molto diverse tra loro” spiega Fabio Castelli, ideatore e direttore della rassegna, “con parecchi buoni risultati. Anche se c’è questa reticenza tutta italiana nell’esplicitare quanto si è venduto devo dire che le sensazioni sono buone”. E numeri alla mano i dati sembrano confortare una tre giorni dove di affari se ne sono visti non pochi: “due scatti di Liu Bolin da Photo&Contemporary a 7mila euro l’uno, quattro di Alexander Gronsky a 3mila ciascuno da Galerie Iragui / Grinberg Photos. E poi ancora i quattordici lavori di Vittore Fossati a 2mila euro l’uno da Sabrina Raffaghello e i cinque Francesco Jodice a cifre che vanno tra i 9 e i 12mila euro da Podbielski Contemporary / Galleria Michela Rizzo”.
Il volume di affari sembra confermare le buone impressioni percepite passeggiando in fiera, dove “ho visto un pubblico effervescente: c’era entusiasmo, energia positiva; sorpresa da parte di chi è la prima volta che è venuto e non si aspettava una qualità del genere”. Le stime parlano di circa 20mila visitatori, quantità più o meno analoga rispetto a quella della passata edizione; per Castelli si poteva fare meglio, se solo la città avesse collaborato di più: “siamo stati penalizzati da Milano, che da un lato ci dà il patrocinio e dall’altro organizza il blocco del traffico nella giornata che poteva essere di massimo afflusso alla fiera”.
Fino a qui il presente, o meglio, il recentissimo passato. È già ora di guardare avanti, con l’asticella che si alza decisamente con la duplicazione degli appuntamenti prevista per il 2014, con la tappa milanese cui farà seguito, in autunno, quella a Singapore: “puntiamo a coinvolgere per il 40-50% gallerie del sud est asiatico, portando gli altri espositori dall’Italia; per questi ultimi prevediamo un percorso da svolgere insieme, nel tentativo di comprendere meglio quel mercato e lanciare gli artisti che possono avere successo. Già in questi giorni di fiera abbiamo ricevuto molte manifestazioni di interesse, cosa che ci conforta in quella che è una scelta certo impegnativa”. Una scelta su cui pesa l’assenza di una macchina capace di sostenere l’impresa: “in assenza del pubblico dobbiamo arrangiarci da soli. Per fortuna esistono diverse grandi aziende, soprattutto del settore moda e food & beverage, che riconoscono in quell’area un bacino allettante e si sono dette interessate alla prospettiva di avvicinare quel mercato sostenendo l’arte e la cultura”.

– Francesco Sala

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