Una città illuminata ad arte: a Tokushima una nuova edizione del LED Art Festival, con la luce a disegnare sculture effimere tra i ponti della città. Una trentina gli artisti invitati, tra loro anche Mischa Kuball, già al Pompidou di Metz

È nuova per definizione la città di Tokushima, ricostruita interamente dopo il raid americano che nel luglio del 1945 ha raso al suolo due terzi dei suoi edifici. E nuovo è anche il LED Art Festival che illumina fino al 29 aprile le strade, le piazze e i ponti di una piccola Venezia con gli […]

È nuova per definizione la città di Tokushima, ricostruita interamente dopo il raid americano che nel luglio del 1945 ha raso al suolo due terzi dei suoi edifici. E nuovo è anche il LED Art Festival che illumina fino al 29 aprile le strade, le piazze e i ponti di una piccola Venezia con gli occhi a mandorla, costruita giocando tra le pieghe dei quasi centoquaranta canali che accompagnano la confluenza tra i fiumi Suketo e Shinmachi. Un progetto andato in scena in edizione pilota nel 2010, oggi tornato per la regia di Fram Kitagawa, che già si è misurato con eventi dedicati all’arte pubblica con la direzione della Echigo-Tsumari Triennal.
Una trentina gli artisti all’opera per reinterpretare con l’uso esclusivo di lampade a led complessi frammenti di città, creando un percorso che a sera si accende sfruttando le iridescenze date dai riflessi sull’acqua. Intervento non dissimile da quello che ha già realizzato per il tunnel che introduce al Centre Pompidou di Metz quello del tedesco Mischa Kuball, che interviene sull’arcata dello Shinmachi Bridge: sequenza serrata di luci bianche, moltiplicate nella rifrazione sullo specchio dell’acqua in un disegno geometrico che affascina e seduce. Illusorio il lavoro di Reiko Kawaguchi, che tratta pannelli di vetro in modo tale da costruire grazie alla luce un fantasmagorico effetto nebbia; installazione flessibile quella di Takuro Osaka, il cui arcobaleno di luci scaturito dal Ryokogu Bridge cambia tonalità e intensità a seconda delle variazioni della temperatura ambientale. Siamo in Giappone, terra delle nuove tecnologie, irrinunciabile dunque l’ibridazione con il mondo delle telecomunicazioni: il collettivo Aiding riesce a captare segnali di reti wi-fi e cellulari per tradurne le frequenze in input visivi, aurore boreali digitali che irradiano la notte con bagliori intriganti.  

– Francesco Sala

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