Lampione sì lampione no. Francesco Bonami talebano a difesa del “Ragazzo con la rana” di Charles Ray a Punta della Dogana: ma i veneziani doc resistono

“Rimane difficile non scandalizzarsi davanti alla notizia, appena confermata dallo stesso artista, Charles Ray, che il famoso e fotografatissimo Ragazzo con la rana, la scultura che dal 2009 ha cambiato il paesaggio di Venezia in cima a Punta della Dogana, nel giro di pochi giorni dovrà fare le valigie”. Se pensavate che la polemica sulla […]

Rimane difficile non scandalizzarsi davanti alla notizia, appena confermata dallo stesso artista, Charles Ray, che il famoso e fotografatissimo Ragazzo con la rana, la scultura che dal 2009 ha cambiato il paesaggio di Venezia in cima a Punta della Dogana, nel giro di pochi giorni dovrà fare le valigie”. Se pensavate che la polemica sulla ventilata rimozione da Punta della Dogana – a Venezia – della scultura Ragazzo con la rana di Charles Ray, che dal 2009 ha sostituito un lampione segnando la presenza del museo griffato Pinault, e sul ripristino – ancora sulla carta – dello status quo, fosse acqua passata, vi stavate sbagliando. Ad indossare i panni della ritadallachiesa di turno, per l’inedita tenzone da “Un giorno in pretura” dell’arte, ci pensa su La Stampa Francesco Bonami, che usa toni apocalittici ed eleva a simbolo della lotta per la cultura una questione che forse meriterebbe più le cronache di quartiere.
E si espone all’ironica replica dei veneziani più radicali, impermeabili alle invocazioni universalistiche bonamiane. “Immaginate se al posto di gloriosi monumenti, tipo quello equestre di Bartolomeo Colleoni di Andrea del Verrocchio, sempre a Venezia in piazza Santi Giovanni e Paolo, un manipolo di cittadini inveleniti volesse rimettere, che so, un pozzo di marmo”, evoca il critico, annettendo all’opera di Ray un valore assoluto ed indiscusso tutto da verificare, peraltro. Al quale – paradosso alla mano – risponde – sempre su La Stampa – uno dei suddetti “cittadini inveleniti“, Manuel Vecchina, che replica all’accusa di anti-francesismo: “A tale zona, nella nostra più importante festa, il Redentore, è stata a tutti noi cittadini ‘doc’ e del mondo inibito il passaggio. Chissà cosa direbbe Lei e il ‘mecenate’ francese, maggiore azionista di Christie’s se un veneziano volesse chiudere gli Champs Élysées per il 14 luglio per una festa privata dal 2009 ad oggi?”.
Una questione trattata un po’ stile strapaese, alimentato da un masochista Bonami, che ri-risponde pure: ma che nasconde temi centrali, sui quali riflettere in prospettiva. Se i veneziani ci tengono ad avere quel lampione magari torni il lampione, ma si cerchi un altro spazio urbano per il Ragazzo con la Rana che certamente merita di proseguire la sua avventura in Laguna. E gli stessi veneziani, considerato l’investimento e il recupero di spazi che devono a Francois Pinault, potrebbero magari essere più riconoscenti per un’opera che ha arricchito la loro spesso trascurata città: e che continua, con i lavori in corso al Teatrino di Palazzo Grassi. E voi come la vedete?

Massimo Mattioli

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Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

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