Forum. “Pensare alla cultura in termini economici? Volgare”. L’Inghilterra crocifigge il ministro che invita a lavorare a progetti sostenibili: voi da che parte state?

“Questa idea che la cultura dovrebbe essere misurata in termini economici non è solo volgare e sbagliata, ma anche pericolosa. Fare cultura non significa fare soldi, significa creare, mantenere e sviluppare la grande opera dell’umanità: la civiltà”. Firmato Friedrich Engels? No, concetti assolutamente contemporanei, datati 2013, e testimoni di un pensiero alquanto radicato in un’ampia […]

Questa idea che la cultura dovrebbe essere misurata in termini economici non è solo volgare e sbagliata, ma anche pericolosa. Fare cultura non significa fare soldi, significa creare, mantenere e sviluppare la grande opera dell’umanità: la civiltà”. Firmato Friedrich Engels? No, concetti assolutamente contemporanei, datati 2013, e testimoni di un pensiero alquanto radicato in un’ampia fetta della società. Società inglese, in questo caso: ad esprimersi in questi termini è infatti – sul Telegraph – la scrittrice e attrice Katy Brand, con una riflessione scaturita da recenti affermazioni del Segretario alla Cultura (il ministro per i Beni Culturali, per l’ordinamento british) del governo Cameron Maria Miller, colpevole di aver dichiarato che – in tempi di crisi generalizzata come quelli attuali – ha esortato il popolo dei creativi a non perdere di vista la sostenibilità economica dei propri progetti.
Apriti cielo: istantanea la sollevazione degli intellettuali perennemente indignati, al grido di “no alla mercificazione delle arti”. E chi potrebbe mai dire di non essere d’accordo? Ma ahinoi, la storia recente insegna che questo non può significare “nessun paletto”: soprattutto quando la creatività pretende – giustissimamente – di essere supportata da contributi pubblici. La malcapitata Maria Miller – un passato da dirigente pubblicitario che la accomuna all’ormai dimenticato Mario Resca, negletto fautore di politiche simili in Italia – ha proposto le sue idee riferendosi in particolare alle produzioni cinematografiche, riprendendo un discorso del premier David Cameron che esortava i cineasti a produrre opere che potessero avere anche un futuro al botteghino. Beh? Un politico dovrebbe forse invitare a produrre film che saranno visti solo da quattro accoliti, ma rigorosamente pagati da tutti i contribuenti?
La risposta – deboluccia – della Brand pare avere gioco facile appoggiandosi al successo dello scorso anno di The Artist, un film muto in bianco e nero, interpretato da attori sconosciuti, sul quale nessuno avrebbe scommesso un penny, e che invece a sorpresa è andato a vincere diversi premi internazionali, tra cui gli Oscar come Miglior Attore, Miglior Regista e Miglior Film. A sorpresa, appunto: anzi alla irrefrenabile commentatrice potremmo suggerire l’esempio ancor più pregnante di The Blair Witch Project, film autoprodotto costato solo 22mila dollari e poi campione milionario. Ma a fronte di questi, quanti esempi si potrebbero produrre di progetti costati milioni (pubblici) e poi naufragati nell’oblio? Il dibattito è aperto, diteci la vostra nel commentario!

– Massimo Mattioli

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Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

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