Una ventina di artisti under40 da trenta accademie italiane: a Milano la terza edizione del premio Ricoh. Per i vincitori assegni e cotillon, tutti i finalisti in mostra e in asta allo Spazio Oberdan

Per molti si tratta del primo confronto con l’eccitante mondo dei premi d’arte. E dunque con il primo saggio di adrenalina mista a bile e nervosismo; tra delusioni, gioie effimere, speranze, consolatorie cadute nel complottismo del “se lui sì ed io no, allora…”. Dovrebbero essere per lo più giovanissimi i partecipanti della terza edizione del […]

Per molti si tratta del primo confronto con l’eccitante mondo dei premi d’arte. E dunque con il primo saggio di adrenalina mista a bile e nervosismo; tra delusioni, gioie effimere, speranze, consolatorie cadute nel complottismo del “se lui sì ed io no, allora…”. Dovrebbero essere per lo più giovanissimi i partecipanti della terza edizione del premio Ricoh, ideato a Vimodrone – dove ha sede l’azienda che produce tecnologie e soluzioni per documenti da ufficio, nella torre disegnata da Mario Botta – ma appoggiato, tra gli altri, dalla provincia di Milano. Che infatti apre le porte del suo spazio espositivo, Spazio Oberdan, per la collettiva che mette in fila i ventidue finalisti in arrivo da una trentina di accademie e scuole d’arte sparse per l’Italia. Il 21 marzo l’asta benefica che mette tutto all’incanto; oltre alla proclamazione e l’assegnazione di targhe, danari e applausi ai quattro vincitori: il migliore dei migliori e i tre che si saranno distinti nelle categorie grafica, fotografica e installativa. Tassativo avere meno di quarant’anni – si sa che in Italia i confini anagrafici della gioventù si prendono qualche licenza: infatti gli under30 si contano sulle dita di una mano, ed è in fondo meglio così considerato le prove effettivamente davvero acerbe che più di uno ha scelto di presentare. Arrivano dall’Iran – ma maturano a Milano – le suggestioni materiche di Pegah Salimi; temi social per Selena  Cammarata, che presenta un planisfero con le variazioni geotermiche dovute all’aggressione dell’uomo nei confronti dell’ambiente. In molti, da Marianna Iozzino a Chiara Lera, la buttano sull’accademico puro: c’è ancora chi disegna, nel mondo dell’arte, e punta tutto sulla mano.

Francesco Sala


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