Rosemarie Trockel: quando l’arte è radicale

Riunite in un unico spazio, le opere dell'artista tedesca assaltano il visitatore, minandone le certezze. Un turbine estetico dotato di forza d’urto impressionante. Un’arte di denuncia e di rinascita. Al Museion di Bolzano fino al 1° maggio.

Se c’è un’artista a cui si addice la definizione di radicale quella è Rosemarie Trockel (Schwerte, 1952). Un’inventiva inesauribile attenta alle abitudini regressive dell’arte e della società: le regole che imbrigliano l’evoluzione dei singoli mezzi espressivi, il formalismo, il maschilismo, la spersonalizzazione dell’individuo. Ogni sua opera è una bomba che fa saltare le strutture esistenti per sostituirle con un’anarchia umanista e dialettica.
Lo si sente chiarissimamente nella mostra al Museion, allestita su un unico piano (con un’anteprima nella hall). In una grande sala l’universo dell’artista investe il visitatore con forza d’urto impressionante. È stata una scelta coraggiosa quella di radunare tutte le opere in un unico spazio. Il rischio era di smorzare la carica eversiva della poetica dell’artista, sfociando nella cacofonia e facendo risuonare solo la componente ironica. E invece, grazie a una disposizione perfetta nei suoi respiri di pieni e vuoti, l’accumulo amplifica la potenza: ne risulta un’interrogazione al visitatore, un richiamo alla sua coscienza al quale non può evitare di rispondere.

Rosemarie Trockel - Flagrant delight - veduta della mostra presso Museion, Bolzano 2013

Rosemarie Trockel – Flagrant delight – veduta della mostra presso Museion, Bolzano 2013

Le ceramiche scatologiche poste all’ingresso vellicano e mortificano i sensi: sono maestose decorazioni ma anche forme escrementizie, simbolicamente corpi umani mortificati. Evocando il cibo e assieme il rifiuto organico, denunciano la riduzione dell’umano a macchina di consumo. Nelle opere successive, l’umano continua il suo cammino di passione e si riduce a disiecta membra, mentre i singoli organi sono oggetti parziali. Una gamba come un soprammobile, una parrucca come nido per le pulci, fino alla latitanza dell’uomo, come nel divano slabbrato già esposto alla Biennale di Venezia del 2011.
Ma poi giungono l’astrazione e una parodia del formalismo modernista. Ecco i quadri a maglia, maestosa dichiarazione di potenza espressiva ottenuta facendo ricorso a un’attività considerata tipicamente femminile, il ricamo: è la denuncia di un maschilismo che impera anche nell’arte, dall’Espressionismo astratto al Neoespressionismo.

Rosemarie Trockel - Flagrant delight - veduta della mostra presso Museion, Bolzano 2013

Rosemarie Trockel – Flagrant delight – veduta della mostra presso Museion, Bolzano 2013

Al centro della grande sala, poi, un’altra detonazione. Una lunga serie di tecniche miste, collage metaforici ottenuti con una mescolanza felicissima di mezzi come il ready made fotografico, l’assemblaggio e la pittura. Tra astrazione e figura non c’è più confine, ogni tratto è assieme testimonianza delle nefandezze comminate all’uomo e strumento della sua ribellione. E poi, le sculture di gommapiuma, i quadri fatti con le piastre da cucina (accese), la versione femminista della Spiral Jetty di Robert Smithson.
Il piacere sensoriale in questa mostra è marcatissimo, ma a ogni passo un dubbio si insinua, e le misere certezze a cui ci attacchiamo vengono minate. Ci si ritrova in un tribunale di guerra che condanna i crimini contro l’umanità perpetrati dalla società dei consumi, in una repubblica autoproclamata e utopica, dove espiate le colpe si ristabilisce il regno dell’umano.

Stefano Castelli

Bolzano // fino al 1° maggio 2013
Rosemarie Trockel – Flagrant delight
a cura di Dirk Snauwaert
MUSEION
Via Dante 6
0471 223413
[email protected]
www.museion.it

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Stefano Castelli

Stefano Castelli

Stefano Castelli (nato a Milano nel 1979, dove vive e lavora) è critico d'arte, curatore indipendente e giornalista. Laureato in Scienze politiche con una tesi su Andy Warhol, adotta nei confronti dell'arte un approccio antiformalista che coniuga estetica ed etica.…

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