La ferinità della materia secondo Luca Francesconi

Una scelta e non un errore di concordanza, quello fra un sostantivo maschile e un aggettivo femminile. È “Geode cupa” di Luca Francesconi. Fra tende di seta, pesci gatto e sculture in terra di fiume, da Fluxia a Milano, fino al 10 marzo.

Disseminando tracce nella galleria, Luca Francesconi (Mantova, 1979) suggerisce piani narrativi liberamente assemblabili. I singoli elementi rispondono da un capo all’altro delle sale, mostrando affinità per colori, lucentezza e materiali. Sono i materiali, infatti, uno degli elementi fondanti la ricerca di Francesconi, che sottolinea la trasformazione dell’organico e dell’animale in materia apparentemente inerte.

Due sculture in marmo nero, reso simile a plastica, occupano il centro della scena e rimandano a una figura femminile gravida, ma il riferimento non è alla maternità in senso proprio, bensì, più in generale, alla generazione di materia e alla possibilità di plasmarla dall’interno. È proprio questo ciò che fa un geode, concrezione di cristalli che si sviluppa all’interno di una roccia, cavità invisibile e scintillante.

Marta Cereda

Milano // fino al 10 marzo 2013
Luca Francesconi – Geode cupa
FLUXIA
Via Ventura 6
02 83425369
[email protected]
www.fluxiagallery.com

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Marta Cereda

Marta Cereda

Marta Cereda (Busto Arsizio, 1986) è critica d’arte e curatrice. Dopo aver approfondito la gestione reticolare internazionale di musei regionali tra Stati Uniti e Francia, ha collaborato con musei, case d’asta e associazioni culturali milanesi. Dal 2011 scrive per Artribune.

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