Il sogno abitato di Marco Porta

Il portone chiuso da anni fa procedere davanti alla facciata senza neanche più domandarsi cosa celi. A Casale Monferrato, la personale di Marco Porta permette di riscoprire una dimora secentesca, fino al 5 maggio.

Le ampie sale di Palazzo Natta-Vitta sembra non aspettassero altro. I soffitti sontuosamente affrescati, con i putti curiosi che si affacciano dalle balaustre e i lampadari dorati riescono a valorizzare le opere di Marco Porta (Casale Monferrato, 1956), che di barocco hanno ben poco.
Le sale al piano nobile ospitano lavori in cui appare più evidente l’attitudine al pensiero razionale dell’artista – laureato in matematica -, con il tentativo di dare forme regolari all’inafferrabile e all’incontenibile, siano gli escrementi di capra sui pavimenti o i gruppi di mosche dipinte con minuzia su tela. Al piano terra, in un’infilata di ambienti dal sapore più decadente, dove il tempo e l’incuria hanno lasciato tracce maggiori, è l’acqua a scandire il percorso verso l’albero in bronzo, all’interno del cui tronco gorgoglia un ruscello. Uscendo, suono di campanacci. I pascoli sono vicini.

Marta Cereda

Casale Monferrato // fino al 5 maggio 2013
Marco Porta – Abito il sogno che mi abita
a cura di Luigi Cerutti
PALAZZO NATTA-VITTA
Via Trevigi 12
0142 444271
[email protected]

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Marta Cereda

Marta Cereda

Marta Cereda (Busto Arsizio, 1986) è critica d’arte e curatrice. Dopo aver approfondito la gestione reticolare internazionale di musei regionali tra Stati Uniti e Francia, ha collaborato con musei, case d’asta e associazioni culturali milanesi. Dal 2011 scrive per Artribune.

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