Casalinghe di Tokyo, piatti d’artista super cheap. Prime serie con 2501 e Martina Merlini. Vincente la formula: artigianato creativo, costi contenuti, contaminazione tra arte e design

Il nome arriva dalla letteratura. Una citazione che rimanda a un romanzo della scrittrice giapponese Natsuo Kirino, pubblicato nel 1997: Le quattro casalinghe di Tokyo, noir tutto al femminile, mixava tragedia sentimentale, paesaggio urbano, indagine sociale e gusto per il crimine. Da qui prende spunto Alice Schillaci, di mestiere fotografa, che decide di misurarsi anche con l’esperienza […]

Il nome arriva dalla letteratura. Una citazione che rimanda a un romanzo della scrittrice giapponese Natsuo Kirino, pubblicato nel 1997: Le quattro casalinghe di Tokyo, noir tutto al femminile, mixava tragedia sentimentale, paesaggio urbano, indagine sociale e gusto per il crimine.
Da qui prende spunto Alice Schillaci, di mestiere fotografa, che decide di misurarsi anche con l’esperienza del design, tuffandosi in una piccola attività imprenditoriale – di dimensione “casalinga”, per l’appunto – e scegliendo la via della contaminazione con il mondo delle arti visive. Nasce così nel 2012 Casalinghe di Tokyo, progetto per la produzione di oggetti d’uso quotidiano, impreziositi da interventi creativi: gioiellini artigianali, assolutamente unici, economici, pensati per delle edizioni limitatissime. Alla base il concetto di “Asobi”, mutuato da Munari, che a sua volta proprio al Giappone si era ispirato: una parola che rimanda all’idea di arte come “gioco”, piacevolezza e diletto.

Casalinghe di Tokyo - in collaborazione con Martina Merlini

Casalinghe di Tokyo – in collaborazione con Martina Merlini

Primo esperimento è una linea di piatti in ceramica, realizzata in collaborazione con due giovani artisti italiani: Jacopo Ceccarelli aka 2501 e Martina Merlini. Con i loro segni grafici e minimali – micro exploit cromatici in stile action painting per l’uno, pattern geometrici e linee sghembe, per l’altra – hanno trasformato in piccoli pezzi d’artista dei semplici manufatti domestici. Non firmati, così da mantenere i costi minimi – 25 euro cadauno – i piatti sono però tutti lavorati e dipinti a mano. E mentre il concept grafico è affidato agli artisti e il design irregolare è a cura di Alice, per la cottura ci si è affidati a una famiglia di artigiani milanesi.
Andata a ruba la prima serie, Casalinghe di Tokyo torna a breve con una nuova serie, stavolta composta da set di più miusure, con piatto da prima da portata, piatto piano e ciotolina dessert. Di nuovo è stato coinvolto 2501, artista visivo con base Milano e un solido background nel campo della street art, tra lunghe residenze ed esposizioni in Brasile e Usa.
Nell’attesa del lancio della nuova collezione – che dovrebbe essere pronta in occasione del prossimo Fuorisalone – c’è ancora la possibilità di accaparrarsi qualcuno dei piatti residui della prima serie. Pochi spiccioli, per degli oggetti deliziosamente cool. Perfetti sulle tavole di ogni art atticted e appassionato di design food.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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