La logica del cerino

Adesso che il pasticcio alla Villa del Casale di Piazza Armerina è stato consumato, con la realizzazione di un edificio pacchiano che stride con lo splendore dei mosaici romani che avrebbe dovuto proteggere ed esaltare, occorre fare qualche considerazione per evitare che in futuro possano ripetersi simili errori. L’opinione di Luigi Prestinenza Puglisi.

Per un monumento eccezionale occorre un progetto all’altezza. E, per averlo, serve un concorso internazionale con una giuria adeguata. A Piazza Armerina, invece, con la motivazione che non c’era più tempo e si sarebbero altrimenti persi i finanziamenti, il progetto è stato fatto in casa. E sapete da chi? Da Guido Meli. Avete mai sentito parlare di lui? Appunto. È il responsabile di un ufficio regionale per la progettazione e il restauro, chiamato in causa come se si fosse trattato di proteggere un rudere qualsiasi. E nonostante si sia fatto aiutare da qualche volenteroso consulente, ha realizzato l’opera mediocre che oggi è sotto gli occhi di tutti.
Eppure tempo per preparare il concorso ce ne era stato: anni, forse decenni. Ma, in Italia, vige la regola del cerino: tenerlo in mano sino a che non scotta e allora la scelta diventa obbligata.
Mi rendo conto che non sono più i tempi del  celebre concorso del Centre Pompidou a Parigi, quando parteciparono centinaia tra i migliori progettisti mondiali e la giuria, che aveva personaggi del calibro di Jean Prouvé, Philiph Johnson e Oscar Niemeyer, scelse il progetto di tre giovani che si erano ispirati alle idee più avanzate del tempo e avevano tanto talento da diventare Renzo Piano, Richard Rogers e Gianfranco Franchini.

DSC 0135 La logica del cerino

Villa del Casale – Piazza Armerina – la situazione prima dell’intervento

Ma qualcosa di più in terra italiana si poteva certamente fare. Giorni fa ho sentito il commento entusiasta di una progettista convocata da una Pontificia Commissione per la costruzione di una chiesa. Avrebbe partecipato a un concorso al quale erano stati invitati altri sei team ai quali sarebbe stato assegnato un rimborso spese che li avrebbe messi in condizione di pensare al disegno con la serietà richiesta dall’opera. Da una giuria di addetti ai lavori sarebbero stati, poi, selezionati i tre progetti migliori che, infine, avrebbero passato il vaglio dei parrocchiani. Un doppio filtro, questo, che dovrebbe evitare sia le scelte intellettualistiche proprie degli esperti sia le cadute di gusto delle giurie popolari facilmente affascinate dagli effetti speciali e dalle sconcezze disneylandiane.
Un metodo, mi sembra, ineccepibile, anche se, ovviamente, non l’unico possibile. E stiamo parlando di una chiesetta parrocchiale come ce ne sono tante. Non certo di uno dei capolavori dell’antichità come la Villa del Casale di Piazza Armerina. Peccato, per l’ennesima volta l’architettura contemporanea in Italia è a lutto.

Luigi Prestinenza Puglisi

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #10 

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Luigi Prestinenza Puglisi

Luigi Prestinenza Puglisi

Luigi Prestinenza Puglisi (Catania 1956). Critico di architettura. Collabora abitualmente con Edilizia e territorio, The Plan, A10. E’ il direttore scientifico della rivista Compasses (www.compasses.ae) e della rivista on line presS/Tletter. E’ presidente dell’ Associazione Italiana di Architettura e Critica…

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