Fuori tutto, e tutto gratis! Performance natalizia per Ciriaca+Erre, che alla Permanente di Milano si libera del superfluo: motorino, bicicletta, mobili e stoviglie. E la gente fa la fila, a caccia dell’affare

Primo obiettivo: svuotarsi casa. Troppa roba inutile: magari anche bella e di pregio, sedie di design, motorino e bicicletta, servizi buoni di piatti e bicchieri; ma se non te ne fai nulla e tutto finisce solo per occupare spazio e prendere polvere è meglio disfarsene. Secondo obiettivo: creare un momento di purificazione, perché attraverso l’atto […]

Primo obiettivo: svuotarsi casa. Troppa roba inutile: magari anche bella e di pregio, sedie di design, motorino e bicicletta, servizi buoni di piatti e bicchieri; ma se non te ne fai nulla e tutto finisce solo per occupare spazio e prendere polvere è meglio disfarsene.
Secondo obiettivo: creare un momento di purificazione, perché attraverso l’atto simbolico del dono, introdotto da un salutare digiuno rituale, si perpetua quel piacevole senso francescano di liberazione dai beni terreni; feticci così ammorbanti della più soffocante società dei consumi. Ciriaca+Erre, eccentrica artista italo-svizzera, coglie due piccioni con una fava: decisamente in linea con le ristrettezze di un Natale di crisi il suo I’m free, progetto performativo accolto alla Permanente di Milano. Segui una stradina di sassolini bianchi stile Hansel e Gretel – o era Pollicino? Vabbé ci siamo capiti –  entri in una scatola nera, le dimensioni di un appartamento riprodotte sul pavimento con quello stile Dogville che fa tanto Lars Von Trier. Gli oggetti, parcheggiati nelle posizioni che avrebbero in una casa reale, sono a tua completa disposizione. Come in un negozio: ma sul cartellino, invece del prezzo, trovi la scritta “i’m free”. Libera l’artista di donare, libero il pubblico di ricevere; libero l’oggetto, che fino al passaggio di proprietà resta senza proprietario. Liberi tutti, insomma, per una performance che dopo l’antipasto di giovedì si ripete venerdì 21 dicembre, dalle 9 alle 13 e dalle 14.30 alle 20.30. Salvo fine del mondo.
La gente risponde, e non poteva essere altrimenti: se bastano un flute e una tartina per scatenare orde inferocite di scrocconi, figurati questa pesca di beneficenza dopata, dove sempre si vince e senza nemmeno comprare il biglietto. Non aspettatevi però l’assalto all’arma bianca e la ressa, niente scene da armageddon consumistico: fila ordinata e ingresso contingentato in piccoli gruppi, filtrati dall’artista stessa, per un passaggio di meditazione che placa e rasserena. Qualcuno sarà anche a caccia dell’affare per sistemare gratis la faccenda dei regali, ma trattasi pur sempre di un’operazione eminentemente artistica. Ergo se la deve sudare.

– Francesco Sala

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Francesco Sala

Francesco Sala

Francesco Sala è nato un mesetto dopo la vittoria dei mondiali. Quelli fichi contro la Germania: non quelli ai rigori contro la Francia. Lo ha fatto (nascere) a Voghera, il che lo rende compaesano di Alberto Arbasino, del papà di…

Scopri di più