Vi era piaciuta la sezione Lido di Artissima? Pareri discordi ma un merito acclarato: guardare alla scena indipendente. Quest’anno si fa il bis. In chiave esterofila

Oramai è il trend. Fiere che non fanno solo le fiere. Fiere che scommettono sul contributo dei curatori per singoli progetti, lontani dal solo obiettivo commerciale. Fiere che, spesso e volentieri, guardano alla scena indipendente. Oggi la fiera giovane e chic strizza l’occhio all’underground, dal cuore del proprio recinto mainstream. Così è per ArtVerona, che […]

Oramai è il trend. Fiere che non fanno solo le fiere. Fiere che scommettono sul contributo dei curatori per singoli progetti, lontani dal solo obiettivo commerciale. Fiere che, spesso e volentieri, guardano alla scena indipendente. Oggi la fiera giovane e chic strizza l’occhio all’underground, dal cuore del proprio recinto mainstream. Così è per ArtVerona, che ha appena riproposto la bella sezione “Indipendent”, tra creative blogging, micro editoria, collettivi di ricerca, home gallery e progetti trasversali; e così sarà per Artissima, che torna con la seconda edizione di “LIDO”, sezione introdotta da Francesco Manacorda e confermato dalla neodirettrice Sarah Cosulich Canarutto.
L’angolo off della kermesse torinese, pensato per la caratteristica cornice del Quadrilatero Romano, è di nuovo uno dei punti di forza del palinsesto fieristico, ma con qualche novità. Ancora più solido l’apporto curatoriale e una virata, radicale, verso la scena internazionale. Cinque le organizzazioni non profit invitate quast’anno a realizzare un progetto ad hoc, e tutte straniere: 98weeks da Beirut, Auto Italia South East da Londra, il parigino Irmavep Club Paris, il losangelino Public Fiction e poi SOMA, da Mexico City. Li vedremo in azione in altrettanti spazi istituzionali, inconsueti e non convenzionali rispetto alle tradizionali location espositive. Si tratta dell’Archivio di Stato, del MAO Museo d’Arte Orientale, del Museo della Sindone, del Museo di Antichità e del Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà. Quello che si delinea è un sentiero articolato di mostre site-specific, installazioni, video e performance, ad alto tasso di sperimentazione. Un racconto parallelo, fuori dai canoni e fuori dal perimetro della fiera, scritto per la città e dedicato all’anima più libera e indipendente della scena creativa contemporanea: un dialogo divenuto, oggi più che mai, carburante prezioso per il sistema intero. Nella speranza che – in generale – si sfugga al gioco del “tutto trend e niente sostanza”.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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