Pittura universale: de Balincourt dalla genesi alla fine del mondo

Cinque grandi dipinti e una raccolta d’arte contemporanea di mecenati privati che cresce con costanza e coerenza. Alla Collezione Maramotti fa il suo ingresso Jules de Balincourt, con nuove versioni delle sue mappe dai colori esplosivi e una riflessione che è sì pittorica, ma anche sociale. A Reggio Emilia, fino al 27 gennaio.

Non lavora per vere e proprie serie e non elabora un progetto specifico prima di mettersi all’opera: Jules de Balincourt (Parigi, 1972; vive a New York) nel suo studio spesso dipinge molti quadri contemporaneamente ed è forse questa modalità produttiva che riesce a dare un sapore comune a opere in apparenza differenti per soggetto e significato; è un rimando sottile, un dialogo silenzioso, percepibile più con i sensi che con il pensiero razionale.
Un’impressione che si coglie anche nella mostra allestita presso la Collezione Maramotti, che quest’anno ha acquisito per la propria raccolta cinque nuovi grandi dipinti dell’artista: i suoi universi paralleli. Universi che nascono dal o finiscono nel fiammeggiante big bang di Bust Painting, che si delineano in simboliche, significanti mappe del planisfero e del cosmo, che transitano da un albero della vita e che vedono nel soldato mimetizzato – ma proprio per questo visibilissimo, uno Psychedelic Soldier – il protagonista di un processo globale che può essere letto da un verso come dall’altro, a seconda della sensibilità, delle emozioni di chi guarda i quadri.

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Jules de Balincourt, Psychedelic Soldier, 2012, photo Joseph Desler Costa, courtesy the artist

De Balincourt non è nuovo all’uso della geografia come tema portante della sua poetica, tema che gli permette al tempo stesso una profonda messa in discussione delle scelte belliche dei governi nazionali, e in Big Globe Painting le azioni di guerra paiono emergere dalle rotte di ipotetici voli e dalla navigazione di piccole navi, forse portaerei. Ma l’immagine è costruita con toni allegri, con colori vivaci, le imbarcazioni sembrano piccoli giocattoli innocui e le rotte dei raggi di energia.
Più pacificata e introspettiva l’immagine di Global Faces, forse perché oltrepassa la dimensione terrestre e suscita ricordi infantili di una Luna antropomorfa, che sorride da lontano, anche se la superficie si increspa di volti di profilo stilizzati, di presenze inspiegabili, forse emanazioni dei nostri mondi interiori.
Al centro di tutto questo cosmo, una pausa che riporta all’uomo, alla vita quotidiana, alla presenza di un albero in un contesto notturno (Waiting Tree) che è vita e solidità e che lascia intravedere tra i suoi rami protettivi un volto di un hippy, traccia di un precedente stato del dipinto.

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Jules de Balincourt, Waiting Tree, 2012, photo Joseph Desler Costa, courtesy the artist

L’interrogazione pittorica di de Balincourt è stata politica dagli inizi ed è permanente”, scrive Mario Diacono in catalogo: la pelle delle grandi tavole di legno dipinte lo rivela all’istante, ma lo sguardo più attento può “addentrarsi in una foresta di simboli”, per scoprirvi possibilità di letture e interpretazioni personali, ciclicità di rimandi tra un’opera e l’altra e processi quasi onirici e psichedelici.

Marta Santacatterina

Reggio Emilia // fino al 27 gennaio 2013
Jules de Balincourt – Parallel Universe
Catalogo Silvana Editoriale
COLLEZIONE MARAMOTTI
Via Fratelli Cervi 66
0522 382484
[email protected]
www.collezionemaramotti.org

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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