Italiani in India

Antonella Aprile, Azelio Corni e Giovanni Frangi sbarcano in India. Alla Sakshi Gallery di Mumbai sabato 25 agosto inaugura “Made in Italy”. Il progetto è di Caterina Corni, una giovane curatrice che, dopo un viaggio nel Subcontinente, ha deciso che vi avrebbe lavorato. Ce l’ha fatta, e noi l’abbiamo intervistata.

Come nasce l’idea di Made in Italy?
La mostra si sviluppa da un progetto che avevo in mente da tanto tempo, ossia di collaborare con Sakshi Gallery, una delle gallerie più importanti di tutta l’India. Ha due sedi, una a Mumbai e una a Taipei, e segue principalmente artisti indiani e qualche artista cinese. Ha ospitato mostre di artisti occidentali, ma mai di italiani.
Il progetto è nato l’estate scorsa, ma ha cominciato a delinearsi a gennaio, quando sono andata a  Nuova Delhi per la fiera, l’India Art Fair, e ho preso contatti con la gallerista. Per la realizzazione della mostra un contributo importante è arrivato dai tre sponsor: UBI Banca, Jet Airways e UAPL, un’azienda indiana specializzata in trasporti per l’arte.

Com’è strutturata l’esposizione?
La galleria è nel cuore di Mumbai, a Colaba. Ha una sala centrale e tre sale satellite, quindi i tre artisti selezionati parteciperanno sia a una collettiva nello spazio principale, sia a tre personali.

Caterina Corni Italiani in India

Caterina Corni

Perché hai scelto Aprile, Corni – che non ha alcun rapporto di parentela con te, nonostante il cognome possa farlo sospettare – e Frangi?
Quello che mi interessa è creare un ponte fra Oriente e Occidente, ma soprattutto il concetto di fusione, ciò che l’arte italiana può apportare in un Paese come l’India e viceversa. Volevo che ci fosse non un filo conduttore, perché non amo che le opere si assomiglino o parlino lo stesso linguaggio, ma una sensibilità comune.
Seguo Aprile e Corni da una decina d’anni, mentre l’incontro con Frangi è stato più recente. Aprile è la più giovane e porta un lavoro diverso rispetto agli altri due artisti, una videoanimazione ideata sulla contaminazione tra gli elementi delle due culture. Credo che nella scena artistica milanese non abbia avuto il riconoscimento meritato.

A Mumbai i responsabili di Sakshi Gallery sono intervenuti nelle scelte?
La gallerista ha voluto visionare tutto il materiale ma, appurato l’alto livello della produzione proposta, ho avuto carta bianca sulle scelte da compiere. In India c’è un modo di lavorare diverso, c’è curiosità. Se proponi un prodotto valido o interessante hai delle possibilità, cosa che in Italia ormai è impensabile.

È questa la differenza maggiore che hai riscontrato tra India e Italia?
Sì, l’apertura, la curiosità, la voglia di conoscere.

Giovanni Frangi Fragile 3 Oil on canvas 2012 cm200x100 Italiani in India

Giovanni Frangi – Fragile – 2012

A proposito del rapporto tra le due nazioni, per quanto riguarda gli artisti italiani in India, qual è lo scenario dal punto di vista delle istituzioni, delle gallerie, del mercato?
Michelangelo Pistoletto è forse l’unico artista italiano vivente ampiamente conosciuto. In generale, comunque, c’è interesse nei confronti della scena culturale italiana. Quando nel 2005 ho curato la rassegna Festa italiana, la sera dell’inaugurazione abbiamo venduto metà delle opere esposte di Corni, che è stato intervistato da tutti i giornali e da Mtv India. Anche per il progetto Made in Italy sono riuscita a ottenere una notevole attenzione dalle redazioni nazionali più rilevanti e non ho avuto difficoltà a trovare sponsor.

In un recente articolo pubblicato su Artribune Magazine si parlava di distretti culturali in India. Quali sono le tue impressioni e le differenze che hai riscontrato tra Mumbai e Nuova Delhi?
Nuova Delhi ultimamente si sta trasformando grazie alla fiera d’arte. Fino a qualche anno fa Mumbai poteva essere paragonata a Milano e Nuova Delhi a Roma, ossia Nuova Delhi era la città di rappresentanza e Mumbai la città del commercio. Dal 2008, quando hanno istituito Art Summit, si è creato un distretto di gallerie, che è ancora molto piccolo, ma è in crescita. Dal mio punto di vista, però, benché a Nuova Delhi ci sia la possibilità di creare contatti a livello istituzionale, a Mumbai ci sono più fervore, più vendite e molte più gallerie.

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Azelio Corni – Untitled – 2012

Hai lavorato anche a Calcutta. Come è la situazione in questa città?
Calcutta è una città in continua evoluzione. Stanno costruendo il KMOMA – Kolkata Museum of Modern Art, che diventerà un punto di riferimento per l’arte contemporanea indiana e occidentale. Nonostante le dimensioni della metropoli, le gallerie di rilievo sono poche, ma credo che nei prossimi anni riuscirà a diventare attrattiva anche per gli occidentali.

Noti un’evoluzione del gusto nel collezionismo indiano?
Assolutamente sì. Il collezionista indiano di alto livello ama collezionare lavori degli esponenti del Progressive Artists’ Group, una corrente nata nel 1948 che ha dato un taglio netto all’arte indiana tradizionale. I giovani vogliono collezionare artisti giovani, principalmente indiani, perché sono quelli che vengono loro proposti, ma sono sicura che se in India ci fossero mostre di artisti occidentali, anche i collezionisti cambierebbero i loro gusti, aggiornandosi sulle novità internazionali.

Marta Cereda

Mumbai // fino all’8 settembre 2012
Made in Italy
a cura di Caterina Corni
SAKSHI GALLERY
Tanna House 11a – Nathalal Parekh Marg
+91 (0)22 66103424
[email protected]
www.sakshigallery.com 

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Marta Cereda

Marta Cereda

Marta Cereda (Busto Arsizio, 1986) è critica d’arte e curatrice. Dopo aver approfondito la gestione reticolare internazionale di musei regionali tra Stati Uniti e Francia, ha collaborato con musei, case d’asta e associazioni culturali milanesi. Dal 2011 scrive per Artribune.

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