Per trovare risorse per la cultura, aumentiamo di un euro i biglietti dei musei. Il ministro Passera resta sulle generali, e la proposta (choc?) la fa Civita

“I beni culturali del nostro paese li abbiamo in custodia per il resto del mondo, hanno a che fare con la bellezza e la bellezza è, e deve essere, leva di sviluppo”. Con queste parole il ministro Corrado Passera è intervenuto al Maxxi, all’assemblea annuale dell’associazione Civita che ha celebrato il suo venticinquennale davanti al miglior parterre […]

I beni culturali del nostro paese li abbiamo in custodia per il resto del mondo, hanno a che fare con la bellezza e la bellezza è, e deve essere, leva di sviluppo”. Con queste parole il ministro Corrado Passera è intervenuto al Maxxi, all’assemblea annuale dell’associazione Civita che ha celebrato il suo venticinquennale davanti al miglior parterre dell’imprenditoria culturale italiana. Passera ha sottolineato “l’inadeguatezza del ruolo di questi anni della classe dirigente nella gestione culturale” e ha dichiarato “inaccettabili le difficoltà con le quali si risolvono i problemi”, citando le situazioni macroscopiche di Pompei e di Brera. E poi ha decisamente aperto ad una maggiore partecipazione del privato in ambito culturale: “Basta con i bookshop, le caffetterie e quant’altro, dobbiamo fare e pensare grandi progetti di collaborazione pubblico/ privato, e ci auguriamo che Civita ci aiuti ad elaborare proposte forti, l’Italia spesso si frammenta in centinaia di iniziative quando invece ci vorrebbe una maggiore centralità e coinvolgimento Stato/Regioni, sulle cose importanti, sui progetti che ci fanno conoscere anche fuori dai confini nazionali”.
I toni dei presenti erano gravati dalla pesante situazione economica e finanziaria italiana, che sta imponendo una progressiva contrazione delle risorse con la conseguente mancanza di una politica culturale strategica. “Il ministro Passera è la persona ideale per realizzare questa sinergia pubblico/privato – ha detto Gianni Letta, presidente onorario di Civita – lui è l’incarnazione vivente di questa sinergia nella sua esperienza professionale e mi piace sottolineare come sia consapevole che la strada da intraprendere sia questa della bellezza come leva di sviluppo”. Le proposte di Civita sono state illustrate dal segretario Generale dell’associazione, Albino Ruberti che ha detto: “La nostra realtà con oltre 700 dipendenti, 70 milioni di fatturato, 170 aziende aderenti e la sua presenza in tutte le regioni italiane ha sofferto del taglio di risorse dal pubblico di 17 milioni di euro ma questo era inevitabile visto il momento che stiamo vivendo, quello che ci risulta incomprensibile sono alcune norme, come la spending review, discusse anche in questi giorni che ci portano indietro di 20 anni nella politica culturale”.
Per rimediare alle perdite, Civita propone l’incremento di 1 euro del prezzo del biglietto intero e la perdita della gratuità per gli over 65 (per i cittadini residenti possibili riduzioni o gratuità in particolari condizioni) visto che nei nostri musei abbiamo tariffe più basse delle medie europee. Questo porterebbe ad avere oltre 20 milioni di euro in più da reinvestire come volano in altre attività culturali. “La proposta – ha detto Ruberti – è stata discussa anche con il ministro Ornaghi e si auspica anche un tavolo di confronto con il Ministero allo sviluppo”. Per dirla con le parole di Letta che ha citato Bernabò Bocca: “abbiamo bisogno di grande immaginazione, ma anche di concretezza e coraggio” per guardare alla cultura, oltre la crisi.
Certo è che se si parla di coraggio, le proposte formulate non sembrano particolarmente ardimentose. Probabilmente è corretto adeguare i costi dei nostri biglietti a quelli internazionali, è altrettanto corretto togliere la gratuità agli anziani che ormai in un paese per vecchi come il nostro sono gli unici ad avere -in media, s’intende- sostanze finanziare da parte. Ma il punto non può essere rosicchiare 20 milioni (il costo di due o tre appartamenti d’alto bordo!) per un sistema che gestisce il più grande patrimonio culturale del pianeta.

– Geraldine Schwarz

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