L’arte del resto del mondo

Che ci crediate o no, esiste una creatività che nasce e si sviluppa completamente al di fuori dal sistema dell’arte occidentale. Un’arte semplice, che si intreccia con l’artigianato e ribadisce l’importanza del fare. Una mostra a Parigi, alla Fondation Cartier, prova a raccontarcela. Si intitola “Histoires de voir: Show and Tell” e dura fino al 21 ottobre.

Con ‘Histoires de voir: Show and Tell’, abbiamo cercato di uscire dalle definizioni prestabilite: art brut, folk art, arte popolare, arte naivë, arte primitiva. Nessuna di queste ci soddisfa pienamente. Forse è più opportuno individuare un diverso ambito di analisi, più eterogeneo e poroso, che potremmo definire artigianato locale”, afferma Hervé Chandés curatore della mostra alla Fondation Cartier di Parigi in collaborazione con un team di ricercatori residenti in Congo, Haiti, Brasile e India. Insieme hanno selezionato le opere di oltre cinquanta artisti provenienti da Brasile, Argentina, Haiti, Messico, India, Haiti, Senegal, Giappone. Oltre ai dipinti troviamo ceramiche, arazzi e disegni, molti dei quali sono esposti per la prima volta in uno spazio espositivo europeo. Non si tratta di scouting; Hervé Chandés e il suo team non vogliono indicarci tendenze future o promuovere alcune produzioni artistiche rispetto a altre. Ci invitano piuttosto a conoscere il lavoro di chi non fa parte del sistema dell’arte occidentale, seguendo le indicazioni di Jacques Kerchache che affermava che la cosa più importante nell’avvicinarsi a un’opera è capire “la capacità dell’artista nel trovare soluzioni plastiche originali”.

mamadou cisse credit andre morin L’arte del resto del mondo

Mamadou Cissé – 2005 – courtesy Galerie Bernard Jordan, Parigi-Zurigo – photo André Morin

Non è l’approccio antropologico a interessare il curatore, che si lascia invece affascinare dalle opere e dal racconto autobiografico dei singoli autori, come i disegni degli Huni kuï, che vivono in Amazzonia, che ritraggono le tradizioni locali legate a pratiche allucinogene indigene. O le bandiere in cotone grezzo ricamate con paillettes da Jean-Baptiste Jean Joseph, che riprendono i rituali del voodoo haitiano presenti negli altari e nei templi cerimoniali di Haiti. Il senegalese Mamadou Cissé colleziona invece cartoline di città riprese dall’alto e disegna metropoli immaginarie mixando suggestioni africane e megalopoli occidentali postmoderne.
Penso sia mio dovere preservare la tradizione ceramica del paese in cui vivo, Cochiti Pueblo in New Mexico, dove risiedono solo nativi americani, e trasmetterla alle generazioni future. Questa mia azione di recupero nasce dall’acquisto in un mercato di Santa Fè di una fotografia vintage della fine dell’Ottocento che ritraeva ceramiche indigene. Con la mia famiglia (Dominic, Dominique e Guadalupe Ortiz, Janice, Kyle, Lisa Holt, Joyce Lewis e Harlan Reano) abbiamo deciso di ricrearle, rendendole quindi contemporanee” raccontava Virgil Ortiz all’inaugurazione della mostra. La consapevolezza della memoria perduta la troviamo anche nell’opera cinematografica di Ariel Kuaray Poty Ortega, indigeno guarani, che ritrae la vita del suo villaggio natale. I guadagni provenienti dalla presentazione del film serviranno per la riforestazione amazzonica.

jangarh singh shyam credit andre morin L’arte del resto del mondo

Jangarh Singh Shyam – Deer/Antler – 1990 – Collection Fondation Cartier pour l’art contemporain, Paris – photo André Morin

Sono straordinari i quadri di animali e soggetti naturali dipinti da Jangarh Singh Shyam, cresciuto in un’area rurale del Madhya Pradesh in India. L’artista dipinge le immagini che hanno caratterizzato la sua adolescenza prima di essere scoperto dall’artista J. Swaminathan, che lo ha introdotto nella scena culturale di Bhopal. Le sue opere sono presenti al Roopankar Museum e al Vidhan Bhavan in Bhopal, e lui era tra gli artisti selezionati per Magiciens de la Terre, la mostra più citata e criticata sull’arte non-occidentale curata Jean-Hubert Martin e ospitata al Centre Pompidou di Parigi nel 1989.
Histoires de voir: Show and Tell, sembra volerci ricordare che anche nell’epoca contemporanea caratterizzata della pervasività della digitalizzazione, c’è spazio per esperienze che riscoprono la manualità e la magia del fare.

Lorenza Pignatti

Parigi // fino al 21 ottobre 2012
Histoires de voir: Show and Tell
FONDATION CARTIER
261, Boulevard Raspail
+33 (0)1 42 18 56 50
[email protected]
fondation.cartier.com

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