La sfida educativa

La vera sfida del momento è quella educativa. Trovare nuovi modi di trasmettere conoscenza, ma soprattutto, di elaborarla sviluppando una propria autonoma personalità. Ne parla Francesco Morace, che di futuro se ne intende.

La nuova sfida educativa è antropologica: riportare nella sensibilità delle nuove generazioni il senso della vita e della morte, il coraggio della sfida e della crescita, affiancando alla straordinaria palestra tecnologica che ciascuno di loro ha la possibilità di attivare un’esperienza di educazione sentimentale che parta dalle relazioni di amicizia, affetto, amore. Mettere cioè nuovamente al centro i grandi temi dello stare al mondo, seguendo i quali la loro straordinaria sensibilità di scelta e intenzione possa essere messa alla prova.
La società dei consumi di massa, nella sua fase più matura, ha attivato nei propri protagonisti più giovani una velocità e un’intelligenza sconosciuta nelle generazioni precedenti: i meccanismi decisionali e la capacità di orientamento nei gusti permettono ai ragazzi di muoversi in un paesaggio di stimoli preventivi che aspettano solo di essere messi alla prova sui grandi temi esistenziali. E in questo l’arte in genere è di grande aiuto. Trasferire la sensibilità per il look e per la dotazione personale di beni materiali in una capacità di elaborazione dei propri paesaggi interiori, attraverso la musica, l’arte, il cinema e le altre discipline creative profondamente sintonizzate con la loro temperatura più profonda.
Il ruolo che la scuola deve avere in questa nuova sfida educativa è insegnare attraverso la conoscenza empatica, mai sganciata dal contesto quotidiano e presente, affondata nel mondo delle relazioni umane. Approfondire le piattaforme abilitanti che dalle lingue straniere si estendono a storia e geografia, filosofia e matematica, ma sempre evitando il problema dell’eccessiva specializzazione e lavorando invece sulle connessioni e le trasversalità.

edgar morin La sfida educativa

Edgar Morin

Scrive Edgar Morin nel suo libro La Via: “Le due principali minacce per la società e per gli esseri umani sono: una, esteriore, che risulta dal degrado ecologico dell’ambiente; l’altra, interiore, che procede nel deterioramento della qualità della vita e nella metastasi dell’Ego”. Il narcisismo che emerge come grande minaccia nello scenario della postmodernità impregnata di spettacolarizzazione mediatica e relazione autoreferenziale – come quella proposta da Facebook – rischia di diventare narcosi, come aveva genialmente intuito McLuhan già negli Anni Sessanta.
Narciso, quando si innamora della propria immagine, non ne conosce l’origine, immagina l’altro, non sa di essere se stesso, mentre oggi chi porta avanti il mito di sé, investendo sulla propria immagine, sa benissimo cosa sta facendo. Parlando di narcisismo si fa dunque un torto a Narciso: si propone un modello degradato che amplifica l’enfasi di sé e sminuisce l’amore per l’altro. Il tema decisivo diventa in questo panorama la consapevolezza.
Nei nuovi modelli educativi è fondamentale spezzare questo circolo vizioso, proporre nuovi itinerari di consapevolezza: letture improbabili e svariate,  ispirazioni incrociate e viaggi in terre lontane alla scoperta del diverso. L’avventura della conoscenza agganciata a pratiche concrete, possibili, quotidiane. Aiutare i ragazzi a individuare le proprie vocazioni, le proprie passioni, amare il loro futuro e aiutarli a conquistarlo. Come fa la maestra Oliviero con Elena Greco, nel bellissimo romanzo di Elena Ferrante L’amica geniale.
Bisognerebbe adottare tecniche di insegnamento che affrontino direttamente questi temi e l’equilibrio tra queste diverse componenti. Selezionando brani musicali, opere d’arte, spezzoni di film ad alta intensità emozionale, trasformando l’intensità in contenuto didattico. Quanti di noi hanno scelto la propria strada e costruito il proprio futuro sull’onda emotiva di un film, di un libro, di un personaggio amato? Naturalmente questo non basta: è importante creare una cornice solida, multidisciplinare, una piattaforma di base sulla quale tutti i ragazzi possano poi trovare una propria collocazione, definire un proprio percorso attraverso conoscenze che diano una profondità, un senso generale a quanto si sceglie e si decide. E allora, tutti al lavoro!


Francesco Morace
Sociologo e scrittore, presidente di Future Concept Lab


Articolo pubblicato su Artribune Magazine #7

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Francesco Morace

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