Fu il pittore ufficiale di un set memorabile. Un italiano, trovatosi a documentare con tele e pennelli il Van Gogh di Vincente Minnelli. A Padova, una mostra tra cinema e pittura

La turbolenta vicenda artistica e umana di Vincent Gogh non ha mai spesso di sedurre scrittori, critici, psichiatri, registi. Espressione per antonomasia del binomio genio e follia, Van Gogh ha attraversato la sua esistenza come si attraversano le pagine di un capolavoro di letteratura: intense, tragiche, consacrate al mito. Tra le “vittime” del suo personaggio […]

La turbolenta vicenda artistica e umana di Vincent Gogh non ha mai spesso di sedurre scrittori, critici, psichiatri, registi. Espressione per antonomasia del binomio genio e follia, Van Gogh ha attraversato la sua esistenza come si attraversano le pagine di un capolavoro di letteratura: intense, tragiche, consacrate al mito.
Tra le “vittime” del suo personaggio ci fu, certamente, Vincente Minnelli, il grande regista americano che nel 1956 sfornò Lust for Life, in Italia tradotto con Brama di vivere, una pellicola che rileggeva l’omonimo romanzo di Irving Stone: la vera storia del pittore olandese, soprattutto il determinante periodo trascorso in Provenza con l’amico Paul Gauguin, fino ad arrivare al momento della morte, che lo colse al culmine di una infelicità progressiva, inarginabile. Il film fu girato nei luoghi in cui l’artista visse realmente, così che la fotografia di Russell Harlan e Freddie Young potesse restituire i colori, le luci, le atmosfere impresse sulle celeberrime tele.

064 Giorno di pioggia 1955 dal film Brama di vivere olio su tela 50x70 cm Fu il pittore ufficiale di un set memorabile. Un italiano, trovatosi a documentare con tele e pennelli il Van Gogh di Vincente Minnelli. A Padova, una mostra tra cinema e pittura

Giuseppe Flangini, scene dal set di Lust for Life, 1955, olio su tela

A cercare di catturare l’anima di quegli spazi, insieme a tutta la magia, la fatica e la concentrazione del set, c’era anche un pittore, artista-reporter di quella grande drammatizzazione scenica costruita da Minnelli. Lui era Giuseppe Flangini, veronese, scomparso nel 1961. Durante il film ritrasse scenografie, paesaggi, attori, comparse: un corpus prezioso, tirato fuori dopo decenni, approdato lo scorso marzo all’ambasciata italiana a Washington DC e oggi giunto a Padova, a Palazzo Zuckermann.
Si fa in tempo fino al 26 agosto per godersi “Flangini & Minnelli. Il cinema dipinto”, un viaggio à rebours tra ricordi di una grande stagione del cinema americano, ripensando a quella straordinaria interpretazione di Kirk Douglas-Van Gogh e a quell’altra, di Anthony Quinn-Gauguin, che meritò l’Oscar.
Densa, corposa, quasi espressionista, la pittura di Flangini si risolve nei contrasti tra i gialli vibranti e i blu oltremare, tra i rivoli di violetto e gli squarci di cielo piovoso, nel grigio dei mesti interni domestici e nella profondità cromatica di esterni sempre così malinconici. Per questa tappa veronese anche due sezioni parallele, dedicate al paesaggio veneto e alla ricerca sulle maschere, oltre a documenti d’archivio e memorabilia provenienti dall’atelier dell’artista.

– Helga Marsala

“Flangini & Minnelli. Il cinema dipinto”
6 luglio – 26 agosto 2012
Padova, Palazzo Zuckermann – corso Garibaldi 33
info: tel. +39 049 8205664
orari: tutto l’anno 10-19; chiusura: tutti i lunedì non festivi – 15 agosto aperto
ingresso libero

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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