Unione e recupero a Napoli. Mostra d’esordio per lo Spazio Blanch

Di esempi di archeologia industriale riconvertita, in Europa ce ne sono tantissimi. E senza andare troppo lontano, anche il Nord Italia ha numerosi esempi. Per Napoli, invece, operazioni di questo genere sono una rarità. Per questo un esperimento come Spazio Blanch spicca ancora di più in una metropoli del genere: un centro polifunzionale nato in […]

Di esempi di archeologia industriale riconvertita, in Europa ce ne sono tantissimi. E senza andare troppo lontano, anche il Nord Italia ha numerosi esempi. Per Napoli, invece, operazioni di questo genere sono una rarità. Per questo un esperimento come Spazio Blanch spicca ancora di più in una metropoli del genere: un centro polifunzionale nato in un ex deposito di materiale edile per volontà di Marco Adinolfi, Massimiliano Cafaggi e Riccardo Stolica. È una scelta coraggiosa per diversi motivi: sia per la decisione di aprire uno spazio culturale in un momento storico particolarmente difficile, sia per la volontà di collocarsi in una zona recentemente rilanciata, piazza Nazionale, non lontana dal centro storico ma solitamente poco frequentata dagli art addicted.
Spazio Blanch non vuole connotarsi soltanto come una galleria, ma si propone come un luogo di sperimentazione e confronti, di dialogo con altre realtà espositive, di laboratorio per diversi linguaggi, come il teatro, i video, i progetti editoriali o il design. È uno spazio destinato non soltanto agli artisti, ma a tutti i professionisti della cultura contemporanea, intendendo la cultura come uno scambio, e non semplicemente come un processo unilaterale fra la struttura che propone e il pubblico che fruisce.

vernissage blanch.jpg4 Unione e recupero a Napoli. Mostra d’esordio per lo Spazio Blanch

Spazio Blanch - Napoli - vernissage

Underscore_, la collettiva con cui sono stati inaugurati i 300 mq di spazi espositivi, riassume bene la filosofia di questo centro: è una mostra in cui convivono realtà diverse ma legate da un filo di continuità. Lo stesso nome corrisponde, nel linguaggio informatico, a quel segno che serve allo stesso tempo a unire e a sottolineare. È un dialogo interessante e variegato fra i nove pianoforti accatastati verticalmente di Antonio de Rosa, i giochi di parole di Carlo Colli, le foto formato poster con busti senza testa di Corrado Folinea, il bel reportage sull’abbandono di piscine e lidi pubblici nel Regno Unito realizzato da Gigi Cifali.

– Isabella Santangelo

Napoli // fino al 21 giugno 2012
_Underscore
a cura di Marco Adinolfi
SPAZIO BLANCH 
Via T. G.  Blanch 23 
081 5543076
[email protected] 

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati