Tweetology n. 9: Abbacinante

Nona puntata della saga tweetologica orchestrata dal nostro Christian Caliandro. Da Giuseppe Genna a Kurt Vonnegut, passando per Gadda e Il Teatro degli Orrori.

“Stracolmo di io è l’anfiteatro dove ogni io è venuto per vedere, l’io a contatto con quanto accade e senza mediazioni, senza filtri e ostacoli, senza il diaframma dello schermo a colori o in bianco e nero, nella notte numinosa in cui trapassa l’Italia da una forma all’altra. Pertini è stato coperto da un applauso, straziato dalla storia del bambino nel pozzo, e tra un anno allo stadio Bernabeu si alza al terzo gol di Altobelli nella finale del Mondiale di calcio in Spagna e dice che no, non ci riprende più la Germania, il cancelliere Schmidt è una statua di sale accanto a Pertini che si solleva e con l’indice nega ogni possibile recupero e la pipa è nell’altra mano. Ogni possibile redenzione. La partita è vinta, ormai, quindi la partita è persa, ormai, per i tedeschi, e l’Italia esplode nella sua forma rinnovata, germinata da questa notte in questa conca naturale, forata nel centro dal cunicolo artesiano dove il bimbo Alfredino è un fantasma che nessuno vede e già ricorda per sempre, uno spettro identificato nella forma di una fotografia, l’unica, in bianco e nero, mentre sorride nella spiaggia e gli occhi sono abbacinati dal riverbero del sole e la maglietta a righe copre il minuscolo torace, immaginando la tenerezza di quel costato, ora compresso mentre è rannicchiato sepolto in profondità, piccola mummia che vive coperta di fango oleoso.” (Giuseppe Genna, Dies Irae, 2006)

3 richard nixon Tweetology n. 9: Abbacinante

Richard Nixon

“Di tanto in tanto, quando cedo a una debolezza che sboccia durante le ore fredde e meditative dell’alba, devo ammettere di provare un pizzico di pietà irrazionale per questo figlio di puttana. Non come Presidente – un bulletto ormai a pezzi che, se ancora ne avesse la possibilità, non esiterebbe a sacrificarci tutti per salvarsi la pelle – ma lo stesso tipo di pietà che potrei provare, momentaneamente, per un perfido linebacker specializzato in colpi bassi, la cui lunga carriera termina improvvisamente una domenica pomeriggio quando un flanker alle prime armi gli spezza entrambe le ginocchia in un placcaggio selvaggio.
Gli specialisti dei colpi bassi non fanno molta strada nel mondo del football professionistico. Infortunare intenzionalmente un altro giocatore equivale a violare lo stesso genere di codice del leggendario ‘senso dell’onore tra ladri’.
A questo codice ci credono più i linebacker che i ladri, ma quando parliamo di politica – di ventotto anni di colpi bassi, menzogne e imbrogli – non c’è uomo in America in grado di capire meglio di Richard Milhous Nixon quel che gli sta accadendo.” (Hunter S. Thompson, Paura e delirio al Watergate: Nixon ha incassato l’assegno, “Rolling Stone”, n. 144, 27 settembre 1973, pubbl. anche in The Great Shark Hunt-Paure, deliri e la grande pesca allo squalo, 1979)

“Beautiful, beautiful. Magnificent desolation.” (Buzz Aldrin sulla Luna, 20 luglio 1969)

5 kurt vonnegut mattatoio n. 5 1968 Tweetology n. 9: Abbacinante

Kurt Vonnegut - Mattatoio n. 5 - 1968

La desolazione del presente è la desolazione dell’anti-miracolo. Il presente italiano è l’epoca dell’anti-miracolo. Esattamente speculare a quella del ‘miracolo’, del boom (che poi, come scrive Luciano Bianciardi ne La vita agra, fu boom in realtà solo per alcuni e non per tutti, mentre i miracoli veri coinvolgono ognuno. E accade sempre così). Nel nostro caso, le vicende implodono, e non esplodono. Alla vigilia di un cambiamento di cui ancora non si intravedono né i contorni né l’orizzonte, ciò che non si innesca è la possibilità di modificare le cose, la realtà. La fiducia collettiva in questa possibilità. L’entusiasmo, anche un po’ credulone se vogliamo, nella ricostruzione dalle e sulle macerie. Non ci sono quasi più esseri umani a vivere e a operare e a lottare, ma solo spettri che si aggirano in un paesaggio spettrale. Non esistono quasi più opere d’arte, ma fantasmi di opere che si aggirano per le mostre e per le fiere. Praticamente, una serie di concause – fortunate e sfortunate – ha creato nel modo più improbabile la situazione ideale. La chiusura totale degli orizzonti (anche qui: come sempre) coincide con il massimo di potenzialità.

“Come puntuali stelle nel cielo della notte, le imagini di chi ci accompagnava, e un giorno sorrise, vivono altissime nel nostro lontano scrutare: e il tempo si manifesta per un inganno, o come un provvisorio espediente scogitato a commemorare la tenebra, a ordinare in cronologie pseudo-logiche le registrazioni dell’inane.” (Carlo Emilio Gadda, Frammento – Sostando nella necropoli comunale, ne Le meraviglie d’Italia, 1939)


“L’amore forse / è più importante della vita / ma questa vita / è così importante” (Il Teatro degli Orrori, Rivendico, ne Il Mondo Nuovo, 2012)

“Il mattino dopo io e le due ragazzine attraversammo il fiume Delaware nel punto in cui l’aveva attraversato George Washington. Andammo alla Fiera mondiale di New York, e là vedemmo come era stato il passato secondo la Ford Motor Car Company e Walt Disney, e come sarebbe stato il futuro secondo la General Motors.
E io m’interrogai sul presente: quanto fosse vasto, quanto fosse profondo, quanto fosse mio.” (Kurt Vonnegut, Mattatoio n. 5, 1968)

Christian Caliandro

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Christian Caliandro

Christian Caliandro

Christian Caliandro (1979), storico dell’arte contemporanea, studioso di storia culturale ed esperto di politiche culturali, insegna storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. È membro del comitato scientifico di Symbola Fondazione per le Qualità italiane. Ha pubblicato “La…

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