Il graphic novel in salsa futurista

A distanza di 26 anni, Gallucci pubblica la ristampa di “Majakovskij”, biografia per immagini del rivoluzionario cantore che seppe magistralmente mettere insieme cultura e politica. Graphic novel fatto di citazioni e frammenti di poesia che ricalca codici e stilemi dell’avanguardia futurista. Ne parliamo con l’autore, il più grande estimatore nonché collezionista di manifesti futuristi, Pablo Echaurren.

È del 1986 la prima edizione del graphic novel Majakovskij. Come nasce l’idea e perché proprio un fumetto?
L’idea fu di Francesco De Gregori, che ne fu il primo editore. Avevo appena pubblicato alcune puntate del mio Caffeina d’Europa (bio di F. T. Marinetti) su Linus e lui decise che non sarebbe stato male disegnare anche la vita di Majakovskij, che di Marinetti fu l’alter ego russo. Non poteva esserci proposta migliore. Mi ci buttai.

Pubblicato da Serraglio in 1.000 copie autografe e copertina serigrafata, diventa presto fondo di magazzino. Qual è stata la causa?
Probabilmente le falle distributive e promozionali di una casa editrice nascente e morente nello stesso istante. Visto che Francesco non editò altri libri in seguito. Mi dice che le teneva in magazzino e che la maggior parte finì al macero.

Minor numero di pagine e formato più piccolo. Cosa hai dovuto sacrificare rispetto alla precedente edizione?
No, le pagine sono le stesse, ma stampate fronte/retro, al contrario della prima edizione. Nessun taglio. Il formato più piccolo in realtà migliora le tavole che (come sempre accade nel fumetto) sono destinate a un ridimensionamento in stampa che ne rende più efficace la percezione.

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Pablo Echaurren - Majakovskij

Dall’ascesa alla caduta di un mito, ci racconti come hai impostato la biografia di Majakovskij?
Majakovskij come perno su cui si innesta l’intera storia dell’avanguardia in Russia: futurismo, raggismo, suprematismo, costruttivismo… Ho frullato immagini e versi in un “pastiche” visivo letterario. Ho sempre amato Majakovskij, che considero un’iniezione di energia e ottimismo a ogni costo. Per me, depresso cronico, è quel che ci vuole. Majakovskij in Guerra e universo scrive che in ogni giovane russo ci dev’essere un po’ della “polvere pirica di Marinetti”: io penso che in ognuno di noi ci vuole un po’ della spavalderia di Majakovskij.

Seconda di una trilogia che si è aperta con Marinetti e si è chiusa con Picasso, quali sono le motivazioni nella scelta dei protagonisti?
In realtà ci furono anche Ezra Pound, Dino Campana, Evola dadaista e altri personaggi eterodossi. Mi hanno sempre attratto gli irregolari, i maledetti, i reietti. Quelli che fuoriescono dalle antologie lucidate, paludate e collaudate dagli addetti ai lavori. Detesto i manovratori della cultura. Per quanto posso, cerco di disturbare la loro guida a senso unico.

Sei il più grande collezionista di manifesti futuristi: da cosa nasce questa passione?
Dal 1977. Ero redattore del quotidiano Lotta continua e contemporaneamente (mi si passi la battuta) indiano metropolitano (esponente della cosiddetta “ala creativa” del movimento). Un gruppuscolo legato a vecchie posizioni di leaderismo sessantottino diffuse un volantino contro di me in cui si leggeva che, benché mi professassi seguace di Tzara e Breton, da me spirava mefitico “l’alito di Marinetti”. Presi la cosa come un complimento, più che come un insulto. Da quel momento non cessai un istante di studiare il futurismo. In tutte le sue declinazioni, italiane ed estere.

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Pablo Echaurren - Majakovskij

La pubblicazione è uscita in concomitanza con la mostra dell’Ara Pacis Avanguardie Russe, dove presenti un’installazione futurista. Coincidenza fortuita o voluta?
Davvero una coincidenza imprevista.

La morte, protagonista del tuo percorso artistico, compare a più riprese anche nella pubblicazione. È un’anticipazione dell’atto suicida di Majakovskij o una riflessione sull’inevitabile che dobbiamo mantenere sempre a mente?
La morte è sempre presente nei miei quadri. È un elemento costante. Da ragazzino, quando potevo e me la sentivo, andavo a sbirciare la cripta dei cappuccini in via Veneto a Roma. Un trionfo surreale di ossa e teschi. L’iscrizione che fa da corollario alla cripta, rivolta dagli scheletri ai visitatori, è la seguente: “Voi siete quel che noi eravamo, noi siamo quelli che voi sarete”. Chiaro, no? Bisogna sempre tener presente la propria caducità. Specie nel mondo dell’arte, dove spesso ci si sente dei padreterni.

Questa ristampa è il preludio a un’altra serie di graphic novel?
No. Stop, ho abbandonato da tempo il genere. Ma ora si dice che ne sia stato un precursore.

Cos’hai in cantiere per il futuro?
Una mostra a Palazzo Collicola a Spoleto. Complice Gianluca Marziani.

Roberta Vanali

Pablo Echaurren – Majakovskij
Gallucci, Roma 2012
Pagg. 53, € 14,90
ISBN 9788861453739
www.galluccieditore.com

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Roberta Vanali

Roberta Vanali

Roberta Vanali è critica e curatrice d’arte contemporanea. Ha studiato Lettere Moderne con indirizzo Artistico all’Università di Cagliari. Per undici anni è stata Redattrice Capo per la rivista Exibart e dalla sua fondazione collabora con Artribune, per la quale cura…

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