Calabria contemporanea

Fuori dalle rotte consuete dell’arte attuale. Era la frase che si poteva dire a proposito della Calabria, e in particolare di Catanzaro. Ma da una mezza dozzina d’anni la situazione è cambiata, e sta cambiando ancora. Grazie a un museo, a una rassegna di scultura e, ultima nata, a una fondazione privata.

A dispetto della lontananza dai centri nevralgici del sistema dell’arte e in barba alle difficoltà connesse alla localizzazione periferica, nel 2008 in Calabria è partita una sfida chiamata Marca – Museo delle Arti di Catanzaro. Si usa il plurale, non a caso, trattandosi di un contenitore polivalente in cui, accanto alle attività espositive, trovano spazio iniziative culturali di vario genere, dalle rassegne cinematografiche ai concerti jazz, dalle serate letterarie agli spettacoli di danza contemporanea.
Ma come nasce il Marca? Punto di partenza è la disponibilità di un palazzo degli inizi del Novecento – tre piani che sviluppano complessivamente oltre 1.000 mq – e un finanziamento per il restauro. In base al progetto iniziale, il museo avrebbe dovuto ospitare soltanto le raccolte della Pinacoteca e della Gipsoteca, ossia opere che vanno dal XVI al XX secolo, fra cui alcuni esemplari di Antonello de Saliba, Battistello Caracciolo, Mattia Preti, Salvator Rosa, oltre a quelle di Andrea Cefaly e Francesco Jerace. Ma dopo la terza edizione di Intersezioni – rassegna di scultura che dal 2005 si tiene in estate nello splendido parco archeologico di Scolacium -, che con successo aveva fatto da apripista all’arte contemporanea in Calabria, l’amministrazione provinciale ha deciso di modificare l’orientamento iniziale e destinare solo uno dei tre piani disponibili alla collezione d’arte classica, virando verso il contemporaneo.

il Teatro con le opere di Dennis Oppenheim allestite durante ledizione di Intersezioni 4 bis Calabria contemporanea

il Teatro con le opere di Dennis Oppenheim allestite durante Intersezioni 4

Così il Marca ha avviato la sua programmazione artistica con una grande mostra dedicata alle opere su lamiera del catanzarese Mimmo Rotella. E, affidata la direzione artistica ad Alberto Fiz, ha proseguito con iniziative espositive dedicate ad artisti di fama nazionale e internazionale: da Alex Katz ad Antoni Tàpies, da Alessandro Mendini ai più giovani Perino e Vele, fino a Enzo Cucchi – la cui monografica rientra nell’ampio progetto dedicato alla Transavanguardia – e ai numerosi artisti coinvolti nelle collettive Community e BerlinOttanta. Pittura irruente.
Una programmazione articolata che ha portato il Marca a collaborare con importanti istituzioni culturali. “Basti pensare alla Fondazione Tàpies, alla Fundacion Cristobal Gabarron di Valladolid, al Marta Herford Museum o al Price Tower Arts Center di Bartlesville. Di recente, poi, tali collaborazioni sono sfociate in progetti di partnership”, spiega Alberto Fiz. “Ne è un esempio l’adesione del Marca al progetto sulla Transavanguardia italiana o la prima mostra italiana dedicata a Evan Penny [dal 21 aprile al 15 luglio 2012, N.d.R.] che vede il Museo impegnato insieme alla Kunsthalle di Tubinga, al Museum der Moderne di Salisburgo e all’Art Gallery of Ontario di Toronto. Sono, poi, allo studio altre importanti partnership e, fra gli enti destinati a collaborare con il Marca, ci potrebbe essere il Vitra Design Museum. Fare rete è, comunque, uno degli obiettivi di un museo radicato nel territorio ma aperto internazionalmente Del resto, il Marca stesso è già una rete che comprende, oltre al museo, il progetto ‘Intersezioni’ e il ‘Marca Open’, ovvero il Parco Internazionale della Scultura di Catanzaro”.

Mauro Staccioli al lavoro a Scolacium Calabria contemporanea

Mauro Staccioli al lavoro a Scolacium

Il Marca Open è una vera e propria sezione all’aperto del museo, in cui confluiscono alcune delle opere esposte temporaneamente durante le varie edizioni di Intersezioni, poi acquisite dalla Provincia e ospitate in via definitiva in un’area del Parco della Biodiversità Mediterranea. Un polmone verde a ridosso del centro cittadino, esteso per oltre 63 ettari, in cui sono allocate le sculture, 25 in totale, di Stephan Balkenhol, Tony Cragg, Wim Delvoye, Jan Fabre, Antony Gormley, Mimmo Paladino, Marc Quinn e Mauro Staccioli, tutti artisti che hanno partecipato alla rassegna internazionale. Protagonista della settima edizione, che si svolgerà da luglio a ottobre, sarà Daniel Buren. E, come nelle tre precedenti, anche quest’anno Intersezioni si sdoppierà, interessando sia i suggestivi spazi del Parco Archeologico di Scolacium, a Roccelletta di Borgia, sia quelli del museo.
“Prima che nascesse il Marca, l’arte contemporanea a Catanzaro non aveva un punto di riferimento progettuale. Oggi il museo non solo è diventato un riferimento primario, ma ha stimolato la nascita di altre iniziative, come la Fondazione Rocco Guglielmo. Grazie al Marca, l’arte contemporanea rappresenta oggi un patrimonio condiviso dalla collettività, che ha la possibilità di trovarsi di fronte a un’istituzione che alterna progetti internazionali e cose più legate al territorio”, racconta Alberto Fiz. Sono molti i progetti in tal senso e anche quest’anno, insieme alla Dena Foundation e all’Accademia di Catanzaro, verrà selezionato un giovane artista calabrese a cui sarà assegnata una borsa di studio per accedere all’International Artists Residence previsto all’Omi International Arts Center nello Stato di New York. Un’occasione di formazione a cui si aggiunge il residence per un altro giovane artista calabrese nell’atelier di un maestro famoso, magari tra quelli che hanno preso parte a ‘Intersezioni’.

installazioni di Dennis Oppenheim per INTERSEZIONI 4 Basilica sullo sfondo. Calabria contemporanea

Installazioni di Dennis Oppenheim per Intersezioni 4

Il Museo, inoltre, è dotato di una sezione dedicata ai servizi educativi che, avvalendosi del contributo di operatori culturali specializzati, organizza laboratori sviluppati di pari passo alla programmazione in corso. Insomma, Catanzaro città sensibile al contemporaneo? Incredibile ma vero, tanto che, scherza Alberto Fiz“c’è, persino chi scatta le foto del matrimonio con gli uomini nudi di Antony Gormley o con il tempio classico di Michelangelo Pistoletto, realizzato con i cestelli delle lavatrici!”.

Anna Saba Didonato

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #6

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