Abeat Records: la miglior etichetta jazz italiana

Il premio arriva dalla rivista specializzata JAZZIT. E non si tratta di poca cosa, visto che è il risultato di una indagine condotta con metodi ben differenti, ad esempio, da quelli adottati recentemente da Focus.it per monitorare l’arte contemporanea.

Scrive Vincenzo Martorella nel saggio sul jazz italiano inserito, a mo’ di appendice, in coda alla poderosa Nuova Storia del Jazz di Alyn Shipton recentemente edita da Einaudi: “Sarebbe impossibile raccontare le vicende jazzistiche mondiali del primo decennio del XXI secolo (ma anche quelle dell’ultimo scorcio del secolo scorso, sulla cui scia il jazz italiano contemporaneo nasce e si sviluppa), ignorando i musicisti di casa nostra, e le idee che questi hanno prodotto”. Subito dopo aggiungendo: “Le eccellenze italiane non si contano: è tutto il movimento che ha impresso alla sua evoluzione un passo instancabile, una regolarità che difetta anche alle scene jazzistiche più blasonate e una contnuità di risultati cui spesso manca solo il crisma del riconoscimento discografico, o festivaliero, internazionale”.
Che un critico serio come Martorella arrivi a spendere parole di sincero (e quasi inaspettato) entusiasmo riguardo alla scena jazz italiana è conseguenza diretta non solo della oggettiva caratura artistica di grandi solisti emersi negli ultimi anni (musicisti dei quali arrivano, poco dopo, alcuni dei nomi); ma anche dei risultati ottenuti, grazie a un instancabile lavoro e benemerito, da etichette come la Abeat Records.
Fondata nel 2001 da Mario Caccia in quel di Solbiate Olona, in provincia di Varese, la Abeat Records ha nel proprio catalogo dischi decisamente accordati al nostro tempo. Un’etichetta profondamente italiana, sebbene assai ospitale nei confronti di produzioni internazionali.

Abeat P1000592 Abeat Records: la miglior etichetta jazz italiana

Abeat Records

È per questo che la rivista specializzata JAZZIT – le 10.453 persone, tra appassionati e addetti ai lavori, interpellate dalla rivista – l’hanno decretata, nell’ambito dei JAZZIT Awards 2011, migliore etichetta italiana dell’anno. Quella dei JAZZIT Awards è un’indagine sorretta da intenti lodevoli: “Lasciar esprimere appassionati, operatori del settore e musicisti – si badi bene, per la prima volta in Italia – non esclusivamente attorno all’attività concertistica e discografica ma estendendo l’osservazione anche sull’attività di operatori del settore (fotografi, giornalisti, direttori artistici, produttori discografici, fonici e grafici) e sull’industria del jazz (jazz club, scuole di musica, etichette discografiche, distributori, agenzie di management & booking, negozi di musica e di strumenti musicali, editori, webzine e riviste)”.
Un’indagine, insomma, sul “mondo dell’arte” per dirla alla Becker/Danto, piuttosto che sullo stato dell’arte. Proprio quello che ci auguravamo arrivasse nel panorama della critica del nostro Paese. Oltre a fregiarsi del prestigioso riconoscimento, l’etichetta può anche vantare tre produzioni nominate tra i JAZZIT 100 – Greatest Jazz album, la selezione dei migliori dischi dell’anno sulla scena internazionale: si tratta di Twice di Michele Francesconi e Massimiliano Coclite, Polga Meets Bosso. Live at Panic, del Michele Polga Quartet e Gulls Fight di Andrea Pozza con il suo quartetto.

Vincenzo Santarcangelo

www.abeatrecords.com

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Vincenzo Santarcangelo

Vincenzo Santarcangelo

Vincenzo Santarcangelo insegna al Politecnico di Torino e allo IED di Milano. Membro del gruppo di ricerca LabOnt (Università di Torino), si occupa di estetica e di filosofia della percezione. È direttore artistico della rassegna musicale “Dal Segno al Suono”,…

Scopri di più