Se le lezioni ci arrivano pure dalla Grecia. L’Europa li salva dal default? E loro ripartono facendo Atene più bella

Sì, lo sappiamo bene, è dei giorni scorsi la notizia dei 76 milioni di euro stanziati dal CIPE per progetti di recupero e restauro del patrimonio storico-artistico, per cui non si può non tenerne conto. Ok, giusto, ma si tratta comunque di progetti già avviati o quantomeno già progettati, che questi finanziamenti servono solo a […]

Sì, lo sappiamo bene, è dei giorni scorsi la notizia dei 76 milioni di euro stanziati dal CIPE per progetti di recupero e restauro del patrimonio storico-artistico, per cui non si può non tenerne conto. Ok, giusto, ma si tratta comunque di progetti già avviati o quantomeno già progettati, che questi finanziamenti servono solo a compiere. Insomma, si fatica ad intravvedervi una sterzata “filosofica”: una scelta di puntare sulla bellezza, come opzione che potrebbe trarci dalla crisi che è economica ed anche identitaria.
Ed allora prendiamoci l’ennesima lezione, che stavolta ci arriva nientemeno che dalla disastrata Grecia. Già, perché da quelle parti, senza finire di tamponare il sudore freddo per aver toccato da vicinissimo il collasso, si sono rimboccati le maniche. E cosa annunciano, fra i primi provvedimenti che dovrebbero risollevare un paese sull’orlo del baratro? Annunciano investimenti di 200 milioni di euro per Ripensare Atene. Si chiama proprio così – Re-think Atene – il progetto che mira a decongestionare e riabilitare il centro della Capitale, per il quale sarà bandito un concorso internazionale di architettura curato dalla Fondazione Onassis. Fondazione che non ha mai abbassato la guardia sul fronte culturale, con il suo nuovo auditorium inaugurato un paio d’anni fa, già in tempi di estrema crisi.
Il progetto, che dovrebbe essere completato nel 2015 e sarà finanziato da fondi europei, senza intaccare le già stressate finanze pubbliche greche, prevede fra l’altro che il centro di Atene sia ridisegnato con il riallineamento dell’area fra le piazze Syntagma e Omonia, zona progressivamente abbandonata anche a causa della crisi e caduta preda di traffici vari e della malavita. Si prevede poi – informa Le Journal des Arts – di migliorare il trasporto pubblico, aumentando le aree riservate ai pedoni e ai ciclisti, e valorizzare le ricchissime risorse storiche e culturali della Capitale. Roba che se proposta nel fallimentone delle nostre metropoli (Roma, Milano, Napoi, Torino, non sembrano Europa, parliamoci chiaro) provocherebbe alzate di scudi in difesa dello status quo (ovvero della dittatura del degrado) che la metà basterebbe…

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Redazione

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