Atelier Delaunay

La Fondazione Marconi ospita a Milano “Atelier Simultané 1923-1934” di Sonia Delaunay. Fino al 31 marzo, le ricerche pittoriche dell’artista mostrano l’inesistenza di una distinzione gerarchica tra le arti.

Tutto si crea interiormente, io costruisco attraverso il colore”, scrisse Sonia Delaunay (Gradiesk, 1885 – Parigi, 1979) a proposito della sua attività artistica, che divenne anche attività artigianale. Nel decennio 1923-1934 Madame Delaunay – così la chiamava Apollinaire – abolì infatti ogni gerarchia tra arte pura e arte applicata, aprendo un laboratorio di progettazione tessile, chiamato Atelier Simultané, in cui videro luce non solo modelli prêt-à-porter, ma anche costumi teatrali.
La Fondazione Marconi di Milano possiede quasi 200 gouache realizzate in quel periodo, e li espone in una mostra che è stata inaugurata proprio durante la settimana della moda, forse per dare la possibilità di confrontare quanto visto sulle passerelle con i bozzetti e le trame ideati oltre mezzo secolo fa. Alle pareti dei due piani della Fondazione i piccoli quadrati colorati raccontano la storia personale di Sonia Delaunay e la macrostoria artistica: la mente corre a Kazimir Malevič e al Balletto Russo di Sergej Diaghilev, con cui collaborò. Le gouache sono le pagine dei “Libri neri” che per la Delaunay costituivano una narrazione autobiografica attraverso il colore, la cui origine può essere ricondotta, secondo le parole dell’artista stessa, alle memorie degli abiti dei matrimoni contadini in Ucraina, rese tangibili per la prima volta nel 1911 in una coperta realizzata per il figlio Charles attraverso l’accostamento di ritagli geometrici di stoffe colorate.

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Sonia Delaunay - Atelier Simultané 1923-1934 - veduta della mostra presso la Fondazione Marconi, Milano 2012

Il colore rappresenta l’elemento cardine della sua estetica, in grado di delineare le forme, configurare rapporti e raggiungere quell’obiettivo di simulthanéisme che Robert Delaunay, compagno d’arte e di vita, teorizzò per la prima volta nel 1912 nel saggio La lumière (testo tradotto, non a caso, da Paul Klee). Le opere in mostra hanno la freschezza e l’immediatezza dello schizzo, a cui si aggiunge la capacità espressiva del colore. Poco importa poi se queste gamme cromatiche finissero ad animare dei tessuti o acquistassero volume su manichini e poi corpi. Per l’artista, esse costituivano una completa espressione di simultaneità e dinamismo.
Sonia Delaunay fu pittrice, stilista e anche critica, in grado di fornire la miglior analisi della propria opera: “Dopo aver superato questo stadio di ricerche che non erano mai teoriche, ma soltanto basate sulla sensibilità (per me), ho acquistato una libertà d’espressione che si può riscontrare nelle mie ultime opere, soprattutto nelle gouache, che sono espressioni di stati d’animo, poesie.”

Marta Cereda

Milano // fino al 31 marzo 2012
Sonia Delaunay – Atelier simultané 1923-1934
FONDAZIONE MARCONI
Via Tadino 15
02 29419232
[email protected]
www.fondazionemarconi.org

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Marta Cereda

Marta Cereda

Marta Cereda (Busto Arsizio, 1986) è critica d’arte e curatrice. Dopo aver approfondito la gestione reticolare internazionale di musei regionali tra Stati Uniti e Francia, ha collaborato con musei, case d’asta e associazioni culturali milanesi. Dal 2011 scrive per Artribune.

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