Bologna Updates: Imi Knobel va a ruba. E Kiki Smith pure. La vera vicenda del truffatore Mario Medici e della fine che ha fatto ad Arte Fiera

Scena numero 1. Arte Fiera, Pad 22, interno giorno. Un fantomatico imprenditore, accompagnato da un amico, si reca allo stand della galleria Giacomo Guidi convinto a voler acquisire un’importante opera di Imi Knobel. L’opera in questione è un magniloquente quadrittico di acrilici su alluminio del grande artista tedesco. Il gallerista Guidi gongola, sono quasi 60mila […]

Scena numero 1. Arte Fiera, Pad 22, interno giorno.

Un fantomatico imprenditore, accompagnato da un amico, si reca allo stand della galleria Giacomo Guidi convinto a voler acquisire un’importante opera di Imi Knobel. L’opera in questione è un magniloquente quadrittico di acrilici su alluminio del grande artista tedesco. Il gallerista Guidi gongola, sono quasi 60mila euro. La moglie Elisabetta Durante si insospettisce. Perché? Non solo perché l’imprenditore si presenta come piemontese ma ha un accento del sud, soprattutto perché porta con se un assegno circolare. Ed è domenica. I due galleristi chiedono al potenziale cliente un documento: Mario Medici tira fuori la carta d’identità. Gli chiedono il codice fiscale. Tira fuori pure il codice fiscale. Sembra tutto apposto. Guidi pensa di inanellare un’altra ottima vendita, la moglie continua ad avere uno sguardo poco convinto e lo fa capire al gallerista.

Scena numero 2. Arte Fiera, filiale bancaria, interno giorno.

Giacomo Guidi mangia la foglia. Ha fiducia dell’intuito di Elisabetta. Prende i documenti dei “collezionisti” e si allontana comunicando di andare a fotocopiarli. Si reca invece con scatto rapace nella filiale dell’Unicredit interna al quartiere fieristico di Bologna. Chiede agli impiegati di fare un controllo sui nominativi, i protesti. Esce fuori l’ira di dio. Il nome non corrisponde alla data di nascita. Il codice fiscale combacia solo cambiando alcune lettere, che risultano ribattute, la fantomatica attività imprenditoriale è una scarna srl gonfia di protesti. Però il tempo passa. Nel frattempo anche l’assegno risulta falsificato.

Scena numero 3. Arte Fiera, Pad 22, interno giorno.

Elisabetta Durante aspetta il marito ma, come dicevamo, il tempo passa. Tanto o poco che sia, i due “collezionisti” e a questo punto, sempre tra virgolette, “imprenditori”, se la svignano. Non dopo però, attenzione, di essere stati con la massima indifferenza ripresi dall’iPad in un filmato che in confronto in mille che Artribune Television ha prodotto in questi giorni di fiera sono una fetecchia. Insomma, sta di fatto che i due scappano. Sfuggono dal campo visivo (e dall’obbiettivo fotografico) della moglie di Giacomo Guidi.

Scena numero 4. Arte Fiera, Pad 22, interno giorno.

Giacomo torna da Elisabetta. “Amore dove sono quei due, ho controllato in banca e…”. “Sono andati via”, risponde la moglie. Guidi allora, da bravo ex agente delle forze dell’ordine, contatta immediatamente la polizia privata della fiera. E fa di più: dota gli agenti di tanto di iPad…

Scena numero 5. Arte Fiera, vari padiglioni, interno giorno.

Questa è, del nostro film, la scena più comica. Perché dovete immaginarvi i due poliziotti privati (Italpol, Securpol, fate voi) che si aggirano per una fiera d’arte contemporanea con un occhio sulla tavoletta digitale e un altro sulla calca della domenica… Avete riso? Bene, torniamo nel thriller, ora.

Scena numero 6. Arte Fiera, Pad 21, interno notte (oh, nel frattempo s’è fatta notte!)

Guidi si aggira per la fiera. Per conto loro, i poliziotti fanno altrettanto. Il fato vuole che in un preciso istante Guidi, i poliziotti privati e il buon dott. Medici siano in un fazzoletto di terreno. Siamo nei pressi dello stand della galleria parigina Lelong. Dallo stand Medici con il suo amico escono con sottobraccio un’opera di Kiki Smith (pazzi per gli artisti tedeschi, eh!). Guidi scatta, avvicina i poliziotti, vede Medici che si appresta a uscire dalla fiera con un bottino seppur più magro di quello che era nelle sue intenzioni. Sussurra agli agenti “non-lo-fate-uscire”.

Scena numero 7. Arte Fiera, area di sosta tra due padiglioni, interno notte. Gran finale

Il povero Medici, immobilizzato, si appresta a dover spiegare in questura il perché dei suoi strani documenti e dei suoi bizzarri assegni. Lelong, che ha risparmiato 70 mila euro e rimesso le mani sulla sua Kiki Smith, non sa più come ringraziare Guidi. Guidi è sempre più innamorato di sua moglie Elisabetta. Bologna Fiere mette a segno un’operazione balistica impeccabile facendo una bella figura con un cliente francese e tutti vissero felici e contenti.

Scena numero 8. Questura di Bologna (dopo i titoli di coda), esterno notte

Medici, Guidi, Lelong e tutti gli altri passano una simpatica seratina a raccontare l’accaduto agli inquirenti…

Con l’unico dettaglio che questa storia, domenica 29 gennaio all’Arte Fiera di Bologna, non è stata affatto un film, ma la precisa realtà. Anche questo dovevano vedere le fiere d’arte… I maramaldi che, approfittando magari del momento di crisi e della voglia matta dei galleristi di vendere, provano il colpaccio con lo specchietto per le allodole di un assegno circolare farlocco. Di domenica sera, sperando di imbattersi nell’espositore disperato e deluso al quale si para di fronte la svolta. Sullo sfondo, la grande metafora dell’Italia (e lo storico odio-amore con la Francia) che sarà quel che sarà, ma che a differenza degli altri tende a non farsi fregare e a mantenere l’occhio vigile…

The End

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