Contemporaneo in Polonia. Il futuro in atto

In Polonia la cultura cresce. Dopo la caduta del socialismo reale, molti musei sono stati chiusi, ma negli ultimi anni si è verificata un'inversione di tendenza. E sempre nuove istituzioni dedicano i propri spazi alla convergenza di tutte le arti, come sottolinea in questa intervista Fabio Cavallucci, direttore del Centre for Contemporary Art Ujazdowski Castle di Varsavia.

In Polonia, grazie a investimenti esteri importanti e ai fondi elargiti dall’Unione Europea, si nota un rafforzamento delle opere pubbliche e un potenziamento infrastrutturale. Come si traduce in termini di risorse per l’arte e la cultura?
Lo scorso maggio, il Primo ministro in carica, Donald Tusk, ha firmato un documento con Obywatele Kultury, l’associazione dei cittadini per la cultura, in cui si è impegnato a portare il budget statale della cultura dallo 0,46% all’1% entro il 2015. E infatti, già da alcuni anni si stanno realizzando nuovi musei per il contemporaneo, e anche sorgono nuove gallerie, che dopo pochi mesi dalla nascita troviamo già a Frieze o ad Artissima. Evidentemente non mancano i problemi: partiamo da una situazione economica molto più debole di quella italiana. I salari, nel sistema culturale, sono ancora molto bassi. Ma le cose stanno gradualmente migliorando.

Come nasce il Centre for Contemporary Art Ujazdowski Castle di Varsavia?
È nato intorno alla metà degli Anni Ottanta, ma solo dagli Anni Novanta ha dedicato le sue attività al contemporaneo di ricerca, con mostre di arte polacca e internazionale. Qui è nata ed è cresciuta la generazione dell’arte critica, Katarzyna Kozyra, Zbigniew Libera, Pawel Althamer, Artur Zmijewski ecc., artisti che hanno compiuto una vera e propria rivoluzione dell’arte in Polonia.
Il direttore del Centro, dal 1990 fino al mio arrivo, è stato Wojciech Krukowski, personalità del teatro di ricerca, direttore dell’Akademia Ruchu, un gruppo che fin dagli Anni Settanta ha compiuto azioni negli spazi pubblici. Krukowski ha costruito l’attuale struttura del Centro, con diversi dipartimenti, non solo di arti visive, ma anche di cinema, teatro, musica, e inoltre sezioni educative, e l’unica residenza per artisti oggi attiva in Polonia.

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Centre for Contemporary Art Ujazdowski Castle - Varsavia 2011

Potresti descrivere le linee guida della vostra collezione?
La collezione è principalmente formata da lavori dagli Anni Novanta in poi. Vi è documentata tutta la generazione di artisti che ha creato l’arte contemporanea in Polonia, da Zmijewski ad Althamer, da Zofia Kulik a Katarzyna Kozyra, e insieme a questi una serie di artisti internazionali, perlopiù coloro che hanno avuto mostre al castello. Il mio impegno andrà soprattutto verso la produzione video e fotografica, sia perché rappresenta alcuni degli aspetti più interessanti dell’evoluzione recente (pensiamo ad artisti come Balka, tradizionalmente scultore, che negli ultimi anni ha cominciato a produrre anche videoinstallazioni), sia perché è più facile da custodire e gestire.

Com’è cambiata in questi anni la vivacità e la sensibilità al contemporaneo da parte del pubblico?
È incredibile vedere 5-600 giovani che seguono con attenzione per sei ore una rappresentazione complicata e ricca di citazioni di teatro. Se pensiamo alla musica, le cose sono anche più stupefacenti: ogni cinque anni c’è il Premio Chopin, un concorso internazionale per pianisti che dura una ventina di giorni, dove giovani pianisti da tutto il mondo si confrontano sui pezzi del celebre musicista polacco. Il concorso viene trasmesso alla radio e in televisione, in prima serata. Bene, non solo la gente lo guarda, ma, alla fine delle quattro o cinque ore di trasmissione, discute animatamente, si chiama al telefono, commenta con la stessa partecipazione di una partita di calcio. Quello che è interessante, in Polonia, è che c’è una larga audience che partecipa attivamente alle iniziative culturali. Anche se che l’audience non resta il solo metodo di giudizio sul valore degli eventi.

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Centre for Contemporary Art Ujazdowski Castle - Varsavia 2011

Con quali istituzioni internazionali state collaborando e su quali progetti?
Stiamo riprendendo il dialogo con le maggiori istituzioni artistiche internazionali, a partire dal MoMA di New York, con il quale stiamo discutendo la possibilità di esportare una mostra di Jòsef Robakowski. In Europa abbiamo un dialogo aperto anche con la Tate. In realtà la collaborazione concreta più imminente è con la città di Kiev, e con tutte le sue istituzioni artistiche.  E grazie alla collaborazione con la città di Varsavia, il Centro realizzerà una serie di iniziative in tutte le istituzioni artistiche di Kiev: Arsenal (il più grande spazio europeo, di oltre 60mila mq, che a maggio aprirà la prima Biennale di Kiev), il Pinchuk Art Center, il centro privato del magnate ucraino con il quale realizzeremo uno scambio di giovani artisti, e il Museo Nazionale, che esporrà opere della nostra collezione.

C’è un artista, o un gruppo di artisti polacchi che ti hanno stupito?
Oltre a Wilhelm Sasnal e a Monika Sosnowska, quel che sorprende è che si affaccia ora una terza generazione, di artisti che hanno tra i 25 e i 35 anni, con un’energia enorme, che non si adagiano sulla ripetitività, come accade in molti Paesi europei, Italia per prima. Katarzyna Przezwanska, Michal Budny, Agnieszka Polska, Tomasz Kowalski, solo per citarne alcuni, in modo diverso dai loro predecessori, e in modo diverso uno dall’altro, mantengono a livelli altissimi l’arte di questo Paese.

Ginevra Bria

csw.art.pl

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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