Mappando la vita

Una mappatura esistenziale, tracciata attraverso medium diversi, forma un unicum coerente. Un viaggio attraverso i luoghi e le immagini che hanno segnato il percorso di un’artista sospeso tra Europa e Sudamerica. Andras Calamandrei a Prato fino al 29 novembre, negli spazi di Magazzino 1B.

Andras Calamandrei (Zofingen, 1975) rivela ai visitatori il suo stare al mondo, offrendo loro un’esperienza empatica tramite la condivisione di un percorso di accumulo dell’esperienza, tracciato attraverso le immagini che l’hanno segnata. Hermes è un archivio fotografico di 500 immagini – di cui 300 proiettate in uno slideshow e 7 stampate – che costituisce un tracciato di esperienze molteplici, una fitta rete di dettagli rubati nell’arco di numerosi viaggi. L’opera diventa così una tassonomia esistenziale senza un ordine cronologico, un romanzo di formazione visivo le cui sezioni sono intercambiabili e ricomponibili per l’osservatore. Una possibile riflessione intorno allo statuto del mezzo fotografico nonché un supporto strutturale alla coscienza identitaria dell’artista, mediante il quale l’immagine diviene un diario intimo che permette la creazione di nuovi percorsi mnemonici, di nuove mappature biografiche per il riconoscimento del sé.

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Andras Calamandrei - Sometimes I wish swallow up all the existent - veduta della mostra presso il Magazzino 1B, Prato 2011

Dall’opera emerge compatto l’immaginario di colui che l’ha prodotta. Calamandrei è un “divoratore di esperienze, un artista che attraversa lo spazio e lo riproduce, lo archivia”, così lo descrive la curatrice Daria Filardo. L’archivio fotografico, aperto e in costruzione dal 1998, trova la sua evoluzione in Deep White, in cui l’artista trasforma alcuni scatti fotografici in ricami, passando a una tracciabilità permanente, possibile in seguito alle visioni raccolte. Le concrezioni bianche, termine che lo stesso Calamandrei utilizza per descrivere queste opere, si stagliano luminose sul bianco opaco delle tele. Gli stessi soggetti ritornano, come implacabili testimoni di una concentrazione – spaziale e mentale – ricercata in un fare raccolto e metodico: alberi che esprimono le necessità di ripiantare e ritrovare radici finora incostanti; sedie che raccontano la sofferenza di un’attesa, la precarietà di un equilibrio, la sospensione di una scelta.

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Andras Calamandrei - Sometimes I wish swallow up all the existent - veduta della mostra presso il Magazzino 1B, Prato 2011

Le tre sculture disposte al centro della sala principale – il metro, il chilo e il tempo – sono formalizzazioni razionali e sintetiche che permettono di riflettere sul significato complessivo degli elementi in mostra, riemergendo dal forte flusso di percezioni ricevute. Un albero, i cui rami trovano radicamento nelle pareti dello spazio espositivo, è un’installazione che celebra la potenza del fare arte, la possibilità intrinseca all’operare umano di sopperire alle proprie mancanze creando e ricostruendo infiniti mondi.

Laura Poluzzi

Prato // fino al 26 novembre 2011
Andras Calamandrei – Sometimes I wish swallow up all the existent
a cura di Daria Filardo
MAGAZZINO 1B

348 3858821
[email protected]
www.spaziorazmataz.it


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Laura Poluzzi

Laura Poluzzi

Nata a Firenze, classe ’85, dopo una tesi in Estetica Contemporanea si trasferisce a Parigi dove lavora per due gallerie di arte contemporanea. Parallelamente comincia a collaborare con riviste di arte e informazione culturale. Tornata a Firenze decide di seguire…

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