Ma non lo avevano liberato? E invece Ai Weiwei non può lasciare Pechino, non può parlare con i media e gli hanno bloccato pure Twitter…

Conoscendo bene la sua incomprimibile necessità di comunicare, di condividere, c’è da scommettere che la limitazione più pesante per lui sia proprio quella. È ferma da quel fatidico 3 aprile, infatti, la pagina Twitter di Ai Weiwei, ovvero dal giorno in cui lo arrestarono tirandolo giù dalla scaletta dell’aereo per Hong Kong. Poi sono successe […]

Conoscendo bene la sua incomprimibile necessità di comunicare, di condividere, c’è da scommettere che la limitazione più pesante per lui sia proprio quella. È ferma da quel fatidico 3 aprile, infatti, la pagina Twitter di Ai Weiwei, ovvero dal giorno in cui lo arrestarono tirandolo giù dalla scaletta dell’aereo per Hong Kong. Poi sono successe tante cose, e poi è stato pure ufficialmente “liberato”, dopo aver ammesso le sue colpe nei confronti del fisco cinese (anche Al Capone fu incastrato per evasione fiscale, a Chicago, ricordate?).
Libertà alla cinese, insomma: buona per spianare la strada al premier Wen Jiabao nel suo tour europeo, evitandogli un altro inopinato fronte di polemiche. Libertà che sa di beffa: oltre al lucchetto a Twitter – l’artista ha oltre 89mila followers -, non può infatti lasciare Pechino, ed in generale gli è proibito qualsiasi contatto con i media. E le inaffabili autorità cinesi rivendicano il proprio orgoglio, bollando le proteste internazionali come “vuoto chiacchiericcio”…

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Redazione

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