Tutti i maestri di Madame Christian Stein

Fino al 22 maggio, il Museo Cantonale d'Arte di Lugano presenta cento opere dalla collezione Christian Stein. L'arte italiana scorre dal dopoguerra a oggi, tra collezionismo e presagio, pietre miliari e piacevoli sorprese.

Le sale del museo sono dense. Le opere della collezione di Margherita Stein raccolgono pagine intere della storia dell’arte italiana dagli anni ‘50 a oggi. La lista delle cento opere è infinita seppur emblematica: l’igloo di Merz, la metaclassicità di Paolini, i riflessi di Pistoletto, le visioni di Boetti, le ferite di Fontana, le strutture di Melotti, per poi passare attraverso Fabro, Penone, Zorio, Anselmo, Parmiggiani, Salvadori e Domenico Bianchi.
La mostra espone pietre miliari della storia dell’arte nostrana seguendo non solo la vita professionale di Margherita detta Christian Stein, ma mettendone a nudo anche la sensibile lungimiranza. La Galleria della Stein, a partire dal 1966, supportò ampiamente gli artisti dell’Arte Povera, aprendo poi, quindici anni più tardi, una sede a Milano e, seppure per un paio d’anni, a New York.

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Mario Merz - Igloo con albero - 1968-69 - coll. Margherita Stein - Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea-CRT, Torino - photo Paolo Pellion di Persano

La mostra al Cantonale testimonia questo percorso di evoluzione della galleria, sia all’interno del panorama degli spazi espositivi privati italiani degli ultimi cinquant’anni, sia nell’ambito intuitivo di sistemi promotori d’arte d’avanguardia e di talenti emergenti. Tra i monoblocchi di Uncini e i bianchi quasi intonsi di Manzoni, la rassegna centra la propria forza non tanto su sculture e installazioni ben note ai libri d’arte, quanto piuttosto sulla loro inattesa e reciproca continuità. L’omogeneità formale, infatti, è un carattere della rassegna che supera le differenze strutturali delle opere allestite.
L’esposizione evoca una stagione quasi fiabesca dell’arte italiana. Un periodo che oggi sembra prefigurare “un’epoca nella quale l’intenso incontro con un’opera poteva trasformare una gallerista in collezionista attenta a conservare per le generazioni successive la funzione testimoniale dell’arte. Invero, però, la mostra mette davanti al visitatore un’occasione per investigare solo in parte i sistemi del mercato artistico, rivelando le prospettive e i gusti di una collezionista come la Stein, che ha sempre cercato di infondere nelle proprie scelte di vendita il suo innato senso per la bellezza.

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Collezione Christian Stein - veduta della mostra presso il Museo Cantonale d’Arte, Lugano 2011

Grazie a questa rassegna, la Stein rivela vicinanza imprenditoriale e capacità sostenitrice, svelando anche un orgoglio visionario dovuto all“assiduità del sostegno rivolto al lavoro degli artisti prescelti e per la fedeltà alla conservazione delle opere di cui si è circondata nella propria casa, fino a suscitare il quesito se nella sua attività prevalesse l’identità della collezionista o quella della gallerista”, per dirla con Bruno Corà.

Ginevra Bria

dall’11 marzo al 22 maggio 2011
Collezione Christian Stein
a cura di Jean Louis Maubant, Francisco Jarauta e Bettina Della Casa

Museo Cantonale d’Arte
Via Canova 10 – 6900 Lugano
Orario: martedì ore 14-17; da mercoledì a domenica ore 10-17
Ingresso: intero CHF 10; ridotto CHF 7
Catalogo Electa
Info: tel. +41 919104780;
[email protected]; www.museo-cantonale-arte.ch


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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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